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Test di Screening per HIV

Noto anche come: Test combinato per anticorpi anti-HIV 1-2 e antigene p24; Test rapido per anticorpi anti HIV 1-2 e p24; test rapido salivare per anticorpi anti HIV 1-2; self test per HIV 1-2

Nome ufficiale: Test di screening per HIV1-2
Ultima Revisione: 27.08.2023
Ultima Modifica: 27.08.2023

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Revisori Gruppo di Studio Diagnostica infettivologica


Paola Pauri -medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva e in Microbiologia e Virologia


Sara Caucci -Biologo Dottorato di ricerca in Scienze Biomediche e specializzanda in Microbiologia e Virologia, Università Politecnica delle Marche, Ancona


Angela Genicco-Biologa specializzata in Patologia Clinica e Biochimica Clinica

In Sintesi

Perché?

Per escludere che un soggetto sia stato infettato dal virus dell’Immunodeficienza Umana (HIV); in previsione di una gravidanza e nella gravida per evitare la trasmissione dell’infezione al neonato; nell’ambito di campagne di screening in gruppi di popolazione a maggior rischio.

Quando?

  • Dopo un rapporto sessuale (vaginale, anale, orale) a rischio (senza preservativo o altra protezione, in seguito a rottura della protezione, dopo contatto prolungato con fluidi genitali, ecc), eventualmente ripetendolo, se consigliato
  • In soggetti risultati positivi per una Infezione Sessualmente Trasmessa (IST), epatite B o C, tubercolosi confermata
  • In soggetti che presentano sintomi sospetti di infezione acuta o cronica da HIV
  • In soggetti con altri comportamenti a rischio (uso di aghi condivisi per iniettarsi droghe, soggetti negativi in coppie stabili discordanti, lavoratori nell’industria del sesso, detenuti, ecc)
  • In soggetti giovani, dopo l’inizio dell’attività sessuale (raccomandato da WHO 2019 per ragazzi 15-18 anni)(1)
  • Quando si inizia una relazione sentimentale stabile
  • Prima di sottoporsi ad un intervento chirurgico
  • Prima e durante una gravidanza allo scopo di evitare la probabilità di infezione pre e perinatale
  • In operatori sanitari a rischio (periodicamente e dopo incidente lavorativo con contaminazione parenterale o mucosa)
  • In potenziali donatori di sangue, organi e cornea
     

In Italia, nei soggetti che donano sangue, vengono effettuati sia i test sierologici per HIV, HBV, HCV, sifilide che il test per la ricerca contemporanea del genoma virale di HIV, HBV, HCV, mediante metodo molecolare NAT (Nucleic Acid Test), obbligatorio per legge in Italia secondo il DM 2 novembre 2015, che ha portato il rischio di trasmissione dell’infezione a zero casi. 

 

Il campione

Un campione di siero o plasma ottenuto da sangue venoso prelevato dal braccio; sangue capillare ottenuto tramite puntura del dito; saliva, ottenuta con tampone floccato strisciato sulle arcate gengivali.

La preparazione

No, nessuna.

L'Esame

Una descrizione della storia dell’HIV e dell’AIDS, delle modalità di trasmissione, delle possibili terapie (pre-esposizione, post-esposizione e come prevenzione), degli obiettivi mondiali più recenti del Programma delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS (UNAIDS) e della organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), i dati epidemiologici di circolazione (mondo, Europa, Italia) si trovano su questo sito, nella sezione approfondimenti HIV e AIDS: inquadramento generale e novità.

IL VIRUS

Il virus HIV appartiene alla famiglia Retroviridae, dotata di un meccanismo replicativo unico, che, grazie ad uno specifico enzima (trascrittasi inversa), rende i Retrovirus in grado di trasformare il proprio patrimonio genetico a RNA in un doppio filamento di DNA, che va ad integrarsi nel DNA della cellula infettata: è questo infatti il motivo che non permette di eradicare l’infezione. Esistono due tipi di virus dell’HIV, il tipo 1 e il tipo 2. L’HIV-1 causa circa il 95%e delle infezioni nel mondo, mentre l’HIV-2 ha una più alta prevalenza in alcune regioni dell’Africa occidentale, ha una minore trasmissibilità e progredisce verso l’AIDS più lentamente. HIV-1 presenta 3 gruppi principali: M è il più diffuso; O ed N sono di più recente identificazione e diffusi prevalentemente in Africa.

LE MANIFESTAZIONI CLINICHE

L’infezione acuta da HIV si manifesta, entro 1-3 settimane dal contagio nel 50-70% dei casi, con sintomi simili all’influenza o alla mononucleosi (febbre, mal di gola, artromialgie, astenia, rigonfiamento dei linfonodi, manifestazioni cutanee maculo papulari, ecc) che si risolvono spontaneamente dopo 1-2 settimane. Nel resto dei casi l’infezione può risultare asintomatica e mantenersi tale per molti anni. Durante le prime settimane successive all'infezione, il virus infetta i linfociti T, in particolare i CD4, fondamentali nella risposta contro svariati tipi di agenti patogeni e oncogeni ed inizia a replicare, dopo essersi integrato nel DNA delle cellule suscettibili, producendo numerose particelle virali ed infettando altri linfociti T, che vengono uccisi. In tal modo il virus riduce progressivamente le difese immunitarie, inducendo pertanto patologie correlate all’immunodeficienza (cosiddette infezioni opportunistiche minori, provocate da agenti patogeni che normalmente non causano patologie nelle persone sane). Se l’infezione non viene trattata precocemente, lo stadio AIDS si raggiunge rapidamente quando il numero e la funzionalità dei linfociti T, ed in particolare dei CD4, si sono ridotti drasticamente (< 200 cellule/ml). L’AIDS è una sindrome caratterizzata dalla comparsa di infezioni opportunistiche maggiori (polmonite da Pneumocystiscarinii, toxoplasmosi cerebrale, tubercolosi, criptococcosi, candidosi orofaringea, retinite o polmonite da Citomegalovirus,ecc) e neoplasie (sarcoma di Kaposi, linfomi, tumori genitali).

Oggi l’infezione da HIV, se diagnosticata e trattata precocemente, è ormai considerata, grazie alla scoperta di nuovi farmaci ad azione anti-retrovirale (ART), un’infezione cronica con un’aspettativa di vita paragonabile a quella della popolazione generale, che permette di realizzare progetti di vita personali, lavorativi e familiari, compreso quello di diventare genitori. Dettagli sulla terapia si trovano nelle domande frequenti di questa revisione e nella sezione approfondimenti HIV e AIDS” di questo sito.

IL TEST DI SCREENING

Ciò che deve spingere una persona ad effettuare il test non è la presenza di sintomi, che possono non comparire, bensì la consapevolezza di aver avuto comportamenti a rischio. L’unico modo per sapere se il contagio è avvenuto è quello di sottoporsi ad un test HIV.

La diagnosi precoce dell’infezione da HIV è importante perché:

  • Permette di trattare tempestivamente l’infezione e quindi di ritardare di molti anni la progressione verso l’AIDS
  • Permette all’individuo infetto di informare i partner e di mettere in atto tutti i comportamenti volti alla riduzione della probabilità di trasmettere ad altri l’infezione, in primo luogo l’uso delle protezioni sessuali e la terapia ART
  • Permette alle donne in gravidanza di sottoporsi a terapie protettive nei confronti del nascituro, che diminuiscono drasticamente le probabilità di infezione prenatale, prevedendo eventualmente anche il parto cesareo.

E’ importante sottolineare che, fra il momento del contagio e la possibilità di diagnosi, intercorre un intervallo di tempo, il cosiddetto “periodo finestra”, che comprende alcuni giorni di “eclissi” (stimato in media 10 giorni). in cui nessun test è in grado di rilevare l’infezione, ed un periodo, che non ha una durata fissa, ma dipende dal tipo di test effettuato, dalla tipologia del rischio e dalla risposta della persona. Per primo compare nel circolo ematico l’acido nucleico virale (HIV RNA), rilevabile circa 12 giorni dopo l’esposizione, mediante amplificazione genica, e pochi giorni dopo l'antigene p24, una proteina verso la quale vengono prodotti anticorpi, che diventano misurabili entro 2-8 settimane (a seconda del test utilizzato) (figura 1).

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Esistono da alcuni anni test combinati (4° generazione), effettuabili sia su siero (ottenuto da sangue venoso) che su sangue capillare, che misurano oltre agli anticorpi anche l’antigene p24, diventano positivi entro 15-30 giorni (mediana 18 giorni), circa 15-45 giorni prima dei test di 3° generazione, oggi non più utilizzati in quanto non sono in grado di rilevare l’antigene p24. In caso di infezione recente, anche se la persona è ancora negativa al test per gli anticorpi, potrebbe essere in grado di trasmettere l’infezione, in quanto positiva sia per HIV RNA che per antigene p24. Per questo motivo è importante effettuare il test combinato dopo un comportamento a rischio. Quando poi cominciala produzione di anticorpi diretti contro il virus, si realizza una diminuzione dei livelli ematici sia di acido nucleico virale (dopo 20 giorni) che di antigene p24 (dopo 30 giorni circa).

Ogni Laboratorio ed ogni Organizzazione di Volontariato (ODV) dovrebbe conoscere le performance dei test che utilizza ed informarne dettagliatamente sia i Medici richiedenti che l’utente, indicando anche eventualmente la necessità di effettuare ulteriori test di approfondimento.

Nel 2019 WHO (1) ha introdotto il termine “HIV testing services” (HTS), per descrivere tutti i servizi che devono essere forniti insieme al test: counselling pretest (informazioni sul test e significato del risultato, tempistica e tipologia del rischio) e post-test (eventuale necessità di test di conferma, prevenzione della trasmissione ad altri, comunicazione ai partner, avvio diretto ai centri per la terapia, ecc.). Il counselling è anche un componente essenziale delle strategie preventive per le Infezioni Sessualmente Trasmesse (IST), che possono portare a conoscere meglio la possibilità dell’uso di molteplici mezzi di protezione. In sintesi, HTS prevedono il rispetto delle 5 C: Consenso, Confidenzialità, Counselling, Correttezza del risultato e Connessione alla cura.

In Italia, la Conferenza Stato Regioni del 2011 (2) e il Piano nazionale di interventi contro HIV e AIDS (PNAIDS) 2017-2019 (3) hanno delineato il percorso per conseguire gli obiettivi indicati come prioritari dalle agenzie internazionali (UNAIDS, WHO), potenziando a livello territoriale ambulatori/punti prelievo/centri IST per l’offerta del test volontario, anonimo e gratuito, anche senza necessità di prescrizione medica. Il test combinato in automazione è eseguibile in tutti i centri diagnostico-clinici presenti al sito uniticontrolaids.it, con le indicazioni relative all’orario e alle modalità di prenotazione.

Il17 marzo 2021 è stato emanato il decreto ministeriale “Misure urgenti per l'offerta anonima e gratuita di test rapidi HIV e per altre IST in ambito non sanitario alla popolazione durante l'emergenza COVID-19” (4), allo scopo di aumentare e diversificare le occasioni/modalita' di accesso al test, anche attraverso il coinvolgimento diretto nello screening anonimo e gratuito e nella comunicazione del risultato da parte di operatori di Associazioni non appartenenti alle professioni sanitarie, purché debitamente formati (iniziativa Fast Track Cities, Check Point community based test=COBATEST). L’elenco delle sedi che effettuano il COBATEST è disponibile al sito uniticontrolaids.it.

Come e Perchè

Quali informazioni è possibile ottenere?

Si consideri che i test combinati per la ricerca degli anticorpi anti-HIV 1 e 2 e dell’antigene p24, utilizzati come screening per la diagnosi di infezione da HIV hanno oggi livelli molto alti di sensibilità e specificità rispetto ai test sierologici per altre malattie infettive ed hanno subito una grande evoluzione (dal 1987 al 2015), riducendo il periodo finestra a poche settimane ed aumentando la loro affidabilità, soprattutto per quanto riguarda i test combinati di 4° e 5° generazione e i test rapidi su sangue capillare di 4° generazione.

Test di Screening e di conferma

Per lo screening dell’HIV sono disponibili differenti tipi di test, da utilizzare in diverse situazioni, ricapitolabili in: diagnosi precoce dopo una esposizione a rischio (con eventuale sintomatologia);sorveglianza di soggetti con comportamenti a rischio (popolazioni chiave); sensibilizzazione alla esecuzione del test nei paesi industrializzati e non; come iniziativa di Sanità pubblica.

Test combinati (“Combo” test per antigene e anticorpi IgG/IgM) su siero da prelievo di sangue venoso o sangue capillare sono detti anche test di 4° o 5° generazione (5,6).

  • test di 4° generazione,eseguiti inautomazione su siero da sangue venoso sono in commercio dall’inizio degli anni 2000 (e raccomandati fin dal 2008 in sostituzione dei test di 3° generazione). Vengono effettuati dal Laboratorio clinico in automazione mediante metodo immunoenzimatico o chemiluminescente (EIA, ELISA, CLIA, CMIA, ECLIA, ELFA), sottoposti ad un rigoroso controllo di qualità, sia interno che esterno. Utilizzano come substrato per la reazione di ricerca degli anticorpi IgG e IgM antigeni purificati, ricombinanti o sintetici, e come substrato per la ricerca dell’antigene p24 anticorpi monoclonali anti HIV. In caso di positività non sono in grado di distinguere gli anticorpi dall’antigene p24 e quindi non distinguono fra infezione recente e infezione tardiva. La sensibilità e specificità sono maggiori del 99,5% (si ha cioè una probabilità del 5 per mille di falsi positivi e falsi negativi). L’aggiunta dell’antigene p24 riduce il periodo finestra a 15-30 giorni dal contagio. I test di 5° generazione in automazione possono riportare separatamente i tre risultati per: antigene p24 (con aumentata sensibilità rispetto ai test di 4°), anticorpo anti HIV-1 (gruppo M e O), anticorpo anti HIV-2. Sono disponibili dalla fine del 2015, con sensibilità 100% (non ci sono falsi negativi) e specificità 99,8% (possibilità del 2 per mille di falsi positivi). Anche con questo tipo di test, il periodo finestra per la positivizzazione è di 15-30 giorni, ma la capacità di rilevare l’antigene p24 è maggiore, quindi la diagnosi può essere più precoce. WHO e CDC fin dal 2015 hanno raccomandato di utilizzare come primo test diagnostico un test di 4° generazione, che, in caso di positività, deve essere confermato con un test che utilizzi una metodologia diversa (4° o 5° generazione), per escludere i falsi positivi. Nel caso in cui siano presenti fattori di rischio importanti, è opportuno, in caso di negatività del 1° test di screening, ricercare HIV RNA con metodi molecolari a circa 10-12 giorni dal rischio. In caso di positività è il laboratorio che effettua i test di approfondimento necessari (secondo prelievo, test di conferma alternativo, determinazione della carica virale, ecc) ed organizza l’accompagnamento/accesso della persona direttamente ai Centri specialistici, per la presa in carico e l’avvio immediato della terapia.
  • Test rapidi di screening di 4° generazione possono essere eseguiti con metodo immunocromatografico su apposito dispositivo monouso (strisce di nitrocellulosa o card) su cui viene deposta una goccia di sangue capillare, ottenuto tramite puntura del dito. Esistono in forma di Point of Care (POC) a lettura strumentale oppure visuale, eseguiti gratuitamente presso strutture territoriali sia sanitarie che non. In Italia è stato emanato nel 2021 un decreto ministeriale per effettuare test rapidi anonimi e gratuiti sia per HIV che per altre IST (sifilide, HCV) in ambito non sanitario durante l'emergenza COVID-19 (5). I test reattivi devono essere sempre confermati presso laboratori di riferimento.
  • Autotest rapidi combinati (anticorpi e antigene p24) o self-test su sangue capillare, sono acquistabili in Farmacia o su Internet ed eseguibili direttamente al proprio domicilio. Il costo è di circa 30-40 euro a test. Il metodo è immunocromatografico e il risultato a lettura visuale è disponibile in 15-20 minuti (molto simili al test di gravidanza). E’ necessario richiedere espressamente test di 4° generazione. La sensibilità è >99,5% e la specificità>99,5%, pari a 5 per mille falsi negativi e 5 per mille falsi positivi. Alcune ODV offrono sostegno telefonico per l’esecuzione e, in caso di positività, sono in grado di inviare il soggetto ai Centri di riferimento regionali per l’esecuzione del test di conferma di 4° o 5° generazione. I test rapidi sono utili per escludere il contagio in rapporti a basso rischio, che si sono realizzati almeno 30 giorni prima. Invece, in caso di negatività, in presenza di un fattore di rischio importante, è consigliabile valutare la possibilità di ripetere il test, considerando la tipologia ed il tempo trascorso dal rapporto a rischio.
  • Esistono anche test rapidi che rilevano anticorpi nella saliva con performance lievemente inferiori, in quanto rilevano solo anticorpi presenti nella saliva, che sono in quantità inferiore rispetto al sangue. Sono infatti test di 3° generazione. WHO raccomanda che gli autotest rapidi salivari vengano offerti gratuitamente anche in contesti non sanitari, in occasione di campagne di promozione (ODV, Fast Track Cities) o ambulatori itineranti per soggetti ad alto rischio, a cui viene garantito il counselling da parte di personale
    • Test di conferma per la ricerca della concentrazione dell'antigene p24:è un test quantitativo che permette di rilevare l’infezione entro pochi giorni dal contagio (circa 15), prima che vengano prodotti gli anticorpi anti-HIV. Il test può essere effettuato in laboratorio come esame singolo (dopo un test combinato di 4° generazione positivo) o all’interno di un test di 5° generazione. La positività per antigene p24 in assenza di anticorpi anti-HIV 1 e 2 è un marcatore di infezione recente.
  • Western blot (WB) o immunoblot (LIA= Line Immunoassay): si tratta di test di conferma di 1° generazione che permette il riconoscimento di anticorpi diretti verso singoli antigeni virali specifici per HIV-1 e/o HIV-2 (ottenuti dal virus cresciuto in coltura e sottoposto a lisi ad elettroforesi separativa), utilizzato per molti anni per confermare i test di 3° generazione, nonostante si ottenessero spesso risultati inconclusivi (cosiddetti indeterminati), che non permettevano una diagnosi definitiva. Il test LIA è più efficace per distinguere fra HIV1 e HIV2, ma rileva comunque solo anticorpi. WHO fin nel 2015 e successivamente nel 2019 (1) ha raccomandato di non utilizzare più il WB per la conferma, bensì di sostituirlo con test combinati in automazione più affidabili ed in grado di differenziare fra HIV1 e 2. Ciò in quanto il WB è molto costoso, è eseguito solo in laboratori di riferimento, ha tempi di reazioni lunghi, richiede la lettura da parte di personale addestrato e i risultati indeterminati costringono alla ripetizione di un test combinato dopo altri 14 giorni, ritardando quindi la diagnosi di positività. Inoltre, se il prelievo è stato effettuato pochi giorni dopo l’evento a rischio, il WB non rileva l’antigene p24 e quindi non garantisce in modo assoluto che l’infezione non sia avvenuta. I test combinati in automazione o rapidi di 4° generazione sopra indicati hanno periodi finestra più brevi, sono molto più rapidi, meno costosi ed usati in sequenza sono più efficaci per confermare il primo test positivo. In Italia il WB e LIA vengono ancora effettuati da Centri di Riferimento, soprattutto in caso di esposizione a rischio o di positività inattesa (senza fattori di rischio riportati), come completamento diagnostico per valutare. la tipologia di anticorpi presenti (11).
  • I test molecolari, denominati anche NAT (nucleic acid testing) o PCR (polymerase chain reaction) o RT-PCR (Reverse Transcriptase polymerase chain reaction) per la rilevazione di HIV RNA sono considerati test di conferma in caso di risultati discordanti dei test combinati e sono in grado di determinare, con un periodo finestra ridotto (intorno a 10 giorni), la presenza del virus HIV1, agendo attraverso l’amplificazione molecolare di quantità molto piccole di RNA. Questi test vengono impiegati solo per lo screening dei donatori di sangue e per la diagnosi nel neonato da madre sieropositiva per HIV, a cui gli anticorpi vengono trasmessi durante la vita fetale. Non sono utilizzati come test diagnostici di screening, tranne che nei casi in cui si abbiano risultati discordanti dei test di conferma, in quanto sono test molto più costosi e più laboriosi; che devono essere eseguiti da personale altamente specializzato, in quanto possono dare risultati falsamente positivi, a causa di contaminazioni. Non si eseguono pertanto mai senza test combinati per la diagnosi di infezione. In soggetti già noti come HIV positivi consentono di predire il rischio di progressione clinica dell’infezione (marcatore prognostico) e di valutare l’entità della risposta terapeutica (marcatore di efficacia). La viremia va misurata immediatamente prima e non oltre 4 settimane dall’inizio della terapia, per verificare l’efficacia iniziale del trattamento e a 6 per verificarne la soppressione (9).

E’ importante segnalare che, in presenza di una sospetta sindrome acuta retrovirale (febbre, spossatezza, sudori notturni, rigonfiamento dei linfonodi, mal di gola, eruzioni cutanee), che insorge tra i 4 giorni e le 3 settimane successive ad un rischio di contagio, è opportuno rivolgersi al proprio Medico curante oppure direttamente ad un Centro specialistico infettivologico per effettuare il test.

Comunque, dopo un rapporto occasionale non protetto, è sempre opportuno effettuare un test HIV. Se è passato circa 1 mese, solo un test combinato fornirà un esito definitivo, infatti con i test di combinati di 4° la quasi totalità delle positivizzazioni si verifica entro un mese dall’esposizione. E’ importante ricordare che, se è stata effettuata una profilassi post-esposizione (PEP), la comparsa di anticorpi può essere ritardata.

Negli algoritmi diagnostici e WHO sotto riportati sono presenti solo test di 4° o 5° generazione.

Diagnosi(algoritmi)

Dal 2019 WHO (1) sta incoraggiando i Paesi non industrializzati ad alto impatto di infezione da HIV (>5%) e ricordando ai Paesi a basso impatto (<5%) di usare altri due test sequenziali per confermare il risultato positivo del primo test (figura Algoritmo a 3 test: strategia standard per soggetti con più di 18 mesi di età). WHO consiglia di non utilizzare più il Western blot come test di conferma e che due dei test abbiano almeno sensibilità ≥99% e specificità ≥98%. Al di fuori dei Paesi ad alta endemia è il tasso di prevalenza nazionale che guida la strategia diagnostica e la tipologia dei test di screening e conferma.

E’ importante che il primo test A1 abbia la più alta sensibilità (cioè permetta di rilevare tutti i positivi), perché ciò impatta molto sul costo totale della strategia. In caso di positività di entrambi i test A2 e A3 il soggetto viene considerato positivo e sottoposto subito a terapia ART. Questa strategia permette di assicurare/escludere una diagnosi di infezione HIV, soprattutto per i bambini con più di 18 mesi nei paesi a basso sviluppo economico, che dovrebbero aver perso gli anticorpi anti HIV materni, allo scopo di evitare una terapia ART che dovrà durare tutta la vita. Nel caso in cui il test A2 (che è più specifico) risulti negativo, viene invece ripetuto il test A1 (che è più sensibile) e potrebbe quindi dare un risultato “falso positivo”. La diagnosi viene considerata inconclusiva e devono essere effettuati test molecolari, che invece vengono sempre utilizzati in Italia (3,9).

Algoritmo a 3 TEST (WHO Consolidates guidelines on HIV testing services 2019)

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Algoritmo WHO 2019 a 2 TEST

Una ulteriore strategia proposta da WHO nel 2019 (1) prevede, per lo screening dell’infezione, anche in setting non sanitari (cosiddetti “test community based”) un algoritmo a 2 test: 1° test rapido (A0) di 4° generazione, eseguito nel caso di follow-up di soggetti con comportamenti a rischio e durante campagne o eventi di prevenzione (ad esempio in Europa: ogni primavera ed autunno settimana per la diagnosi precoce dell’HIV, delle epatiti virali e di altre IST, avviata dal 2013; ogni anno durante la giornata mondiale dell’AIDS; iniziative “fast track cities”, ecc) presso centri territoriali o ODV non sanitarie, che operano in popolazioni a rischio e non, oppure direttamente dall’utente a domicilio. Il test rapido per HIV, sifilide e HCV e il counselling pre- e post test viene effettuato da personale adeguatamente formato, come previsto dal Decreto Ministeriale 2021 (4) La reattività del test non è diagnostica di infezione e richiede test di conferma per il quale il soggetto sarà avviato a Centri di riferimento regionali per l’esecuzione di altri test per conferma e presa in carico per eventuale terapia. (approfondimenti)

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Domande Frequenti

Quali sono i sintomi dell’infezione da HIV?

I sintomi iniziali dell’infezione da HIV possono mimare quelli dell’influenza o di altre infezioni virali. Includono febbre, mal di gola, spossatezza, dolori articolari, rigonfiamento dei linfonodi, eruzioni cutanee maculo papulari.

L’unico modo per confermare la presenza del virus è effettuare il test.

Fonti

Fonti utilizzate nella revisione corrente

Quanto scritto nella presente revisione si basa su concetti di patrimonio comune espressi anche da raccomandazioni e linee guida di altri paesi (americane, europee, inglesi), oltre che da ulteriori esperienze cliniche internazionali e italiane, pubblicate su riviste “peer reviewed”.

  1. WHO 2019 CONSOLIDATED GUIDELINES ON HIV TESTING SERVICES https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/336323/9789241550581-eng.pdf?sequence=1&isAllowed=y
  2. Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano(GU Serie Generale n.191 del 18-8-2011)https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2011/08/18/11A11001/sg
  3. Piano Nazionale di interventi contro HIV e AIDS (PNAIDS) 2017-2019https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2655_allegato.pdf
  4. Misure urgenti per l'offerta anonima e gratuita di test rapidi HIV e per altre IST in ambito non sanitario alla popolazione durante l'emergenza COVID-19. (21A02416) (GU Serie Generale n.98 del 24-04-2021)https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/04/24/21A02416/sg
  5. W. Miller. Selecting an HIV Test: A Narrative Review for Clinicians and Researchers. Sex Transm Dis. 2017: 44(12): 739–746.doi:10.1097/OLQ.0000000000000719.
  6. S.K. Barik, K.K. Mohanty, DBisht , BJoshi, S. Jena and S.P. An Overview of Enzyme Immunoassay: The Test Generation Assay in HIV/ AIDS Testing. J AIDS Clin Res 2018, 9:3 DOI: 10.4172/2155-6113.1000762
  7. DPCM 12 gennaio 2017, Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, Decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 https://www.salute.gov.it/portale/lea/dettaglioContenutiLea.jsp?lingua=italiano&id=4773&area=Lea&menu=vuoto
  1. Notiziario Istisan (volume 35 - numero 11 novembre 2022) – Aggiornamento delle nuove diagnosi di infezione da HIV e dei casi di AIDS in Italia al 31 dicembre 2021” https://www.salute.gov.it/portale/hiv/dettaglioNotizieHIV.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=6076
  2. Linee Guida Italiane sull’utilizzo della Terapia Antiretrovirale e la gestione diagnostico-clinica delle persone con infezione da HIV-1 Edizione 2017 https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2696_allegato.pdf
  3. Conferenza di Consenso (CC) 2018 su UequalsU (U=U)salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2903_allegato.pdf
  4. Percorso diagnostico terapeutico HIV AMCLI 2023 https://www.amcli.it/wp-content/uploads/2023/05/03_PD_HIV_def23mag2023.pdf

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