In pazienti nei quali sia stata diagnosticata un’infezione da HIV (Human Immunodeficiency Virus), la misura della carica virale consente di effettuare valutazioni prognostiche e di monitorare l’efficacia del trattamento terapeutico.
HIV - Carica Virale
Al momento della diagnosi dell’infezione da HIV; da 2 a 8 settimane dopo l’inizio della terapia o la variazione di un protocollo terapeutico e quindi ogni 4-8 settimane fino alla diminuzione della carica virale al di sotto dei livelli di rilevabilità; ogni 3-4 mesi in corso di terapia efficace al mantenimento dei livelli di HIV bassi; dopo 2 anni di terapia stabile, il test può anche essere effettuato ogni 6 mesi.
Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio.
No, nessuna.
-
Come viene raccolto il campione per il test?
-
Esiste una preparazione al test che possa assicurare la buona qualità del campione?
-
Quali informazioni è possibile ottenere?
La misura dell’HIV-RNA nel sangue dei pazienti consente, insieme alla misura del numero delle cellule CD4 presenti, di determinare lo stato dell’infezione da HIV e di valutare l’entità della risposta terapeutica al trattamento antiretrovirale.
Il test della carica virale misura la quantità di HIV-RNA nel sangue espressa come numero di copie del virus presenti. Il mantenimento della carica virale a livelli stabilmente non rilevabili aumenta l’aspettativa di vita del paziente e diminuisce il rischio di sviluppare AIDS.
È raccomandabile che ai pazienti ai quali venga diagnosticata un’infezione da HIV vengano inseriti il prima possibile all’interno di protocolli terapeutici con farmaci antiretrovirali, anche nel caso di donne in gravidanza. In genere le persone ricevono almeno tre farmaci appartenenti a due classi differenti al fine di minimizzare la replicazione del virus ma anche il rischio di sviluppare ceppi farmaco-resistenti. La combinazione di tre o più farmaci antiretrovirali viene chiamata terapia antiretrovirale altamente attiva (highly active antiretroviral therapy o HAART).
La misura della carica virale HIV può essere anche effettuata nell’ambito di monitoraggi effettuati per valutare la comparsa di farmaco-resistenza. Se in soggetti trattati con una particolare gruppo di farmaci la carica virale aumenta, significa che si sono sviluppati dei ceppi resistenti di virus. Il protocollo terapeutico del paziente deve essere quindi modificato.La valutazione complessiva di più determinazioni della carica virale permette, insieme alla conta delle cellule CD4, di monitorare l’efficacia del trattamento antiretrovirale somministrato. Le cellule CD4 sono leucociti e, oltre ad essere fondamentali per il funzionamento del sistema immunitario, sono il principale target del virus HIV. Il virus infetta queste cellule, all’interno delle quali crea molte copie di se stesso (si replica) per poi ucciderle e diffondersi in tutto l’organismo. Se non trattata, l’infezione da HIV determina una progressiva diminuzione del numero delle cellule CD4 con un progressivo aumento della carica virale.
-
Quando viene prescritto?
Il test della carica virale viene di solito richiesto, insieme alla conta delle cellule CD4, al momento della diagnosi dell’infezione da HIV (valore di base). La frequenza delle successive determinazioni della carica virale e del numero di CD4 può variare in base ad alcuni fattori, riassunti nella tabella sottostante:
Stato clinico del paziente
Carica virale
Conta CD4
Alla diagnosi
Esecuzione del test (valore di base)
Esecuzione del test (valore di base)
In corso di terapia ART
Entro 2-4 settimane e quindi ogni 4-8 settimane fino al raggiungimento dei livelli minimi non rilevabili (soppressione virologica)
Dopo 3 mesi
Durante i primi 2 anni di terapia stabile ART
Ogni 3-4 mesi
Ogni 3-6 mesi
Durante i primi 2 anni di terapia stabile ART, con soppressione virologica e CD4 > 300 cell/mm3
Ogni 6 mesi
Annualmente; se CD4 > 500 cell/mm3può non essere necessario
Dopo variazioni terapeutiche dovute alla comparsa di effetti collaterali o alla semplificazione del regime farmacologico in presenza di soppressione virologica stabile
Dopo 4-8 settimane per confermare l’efficacia terapeutica
Variabile sulla base della conta precedente di CD4 e sulla durata del trattamento ricevuto
Dopo variazioni terapeutiche dovute all’aumento della carica virale (fallimento terapeutico)
Entro 2-4 settimane e quindi ogni 4-8 settimane fino al raggiungimento dei livelli minimi non rilevabili (soppressione virologica)
Ogni 3-6 mesi
Durante ART se la carica virale è maggiore di 200 copie/mL
Ogni 3 mesi
Ogni 3-6 mesi
Con la comparsa di nuovi sintomi di HIV o in seguito all’inizio di una nuova terapia con interferone, corticosteroidi o con farmaci antitumorali
Ogni 3 mesi
In base allo stato di salute del paziente (ad es. nuovi sintomi di HIV, presenza di infezioni opportunistiche…)
-
Cosa significa il risultato del test?
La carica virale riporta il numero di copie di HIV per millilitro di sangue (copie/mL).
Se la carica virale è alta, significa che il virus HIV è presente e in attiva replicazione. Nelle fasi iniziali e senza alcun trattamento, la carica virale HIV può raggiungere valori anche superiori al milione di copie/mL.
Nei pazienti trattati con farmaci antiretrovirali, una carica virale elevata significa che il trattamento non è efficace. Le persone che non rispondono al trattamento devono pertanto variare il protocollo terapeutico. Il test di farmaco-resistenza all’HIV può aiutare nella scelta di una terapia alternativa.
Se la carica virale è inferiore a 200 copie/mL allora è presente una buona soppressione virologica e il rischio di progressione è basso. Tuttavia, la soppressione virologica non corrisponde alla risoluzione della malattia; significa solo che il numero di copie del virus HIV è tale da non essere rilevabile.
Durante il monitoraggio dei pazienti con HIV è più importante la valutazione delle variazioni della carica virale nel tempo più che del singolo risultato. L’aumento della carica virale infatti indica la ripresa della replicazione del virus e quindi lo sviluppo di una probabile farmaco-resistenza. La diminuzione della carica virale indica invece un miglioramento della soppressione virologica e quindi l’efficacia del trattamento.
-
C’è altro da sapere?
Anche nel caso in cui il virus dell’HIV non sia rilevabile nel sangue del paziente, esso permane all’interno delle cellule e dei tessuti come provirus. Il termine provirus si riferisce al materiale genetico virale integrato con il DNA della cellula ospite.
Esistono diversi metodi per la misura della carica virale; i risultati dei vari metodi non sono intercambiabili perciò è importante che per ciascun paziente venga utilizzato sempre lo stesso metodo.
-
Esercizio fisico, alimentazione ed altri cambiamenti di stile di vita possono contribuire alla diminuzione della carica virale?
-
I pazienti con carica virale al di sotto dei livelli rilevabili possono comunque trasmettere l’infezione?
Si. Sebbene la diminuzione della carica virale possa diminuire le probabilità di trasmettere l’infezione, questo può comunque avvenire. La soppressione virologica indica infatti solamente la presenza di un numero troppo piccolo di copie del virus HIV da essere rilevato dal test. Il virus può comunque essere presente nei fluidi corporei come il liquido seminale o le secrezioni vaginali, e può quindi essere trasmesso tramite i rapporti sessuali non protetti.
-
Il test della carica virale può essere utilizzato nello screening dell’HIV?
Lo screening per l’infezione da HIV si avvale di una combinazione di test che rilevano la presenza di anticorpi anti-HIV o antigeni. La ricerca sia degli antigeni che degli anticorpi per l’HIV aumenta le probabilità di rilevare la presenza del virus precocemente. Molti test di screening per l’HIV ricercano solo gli anticorpi ma sono comunque delle valide alternative da effettuare in maniera rapida e con dispositivi portatili. Nel caso in cui uno di questi test fornisca un risultato positivo, deve comunque essere confermato da un’ulteriore test sierologico. La positività per entrambi i test è sufficiente per la formulazione di una diagnosi. Nel caso in cui invece i risultati dei due test siano discordanti, la misura della carica virale può essere un valido aiuto alla formulazione della diagnosi.
Per i neonati viene raccomandato invece l’utilizzo del test della carica virale. -
Perché il test della carica virale è usato per testare i neonati a rischio di infezione da HIV?
I bambini nati da madre HIV-positiva sono solitamente testati poco dopo la nascita (in genere tra il primo e il quarto mese). Gli anticorpi anti-HIV materni possono arrivare al feto tramite la placenta pertanto il test di elezione per lo screening di questi neonati è la misura della carica virale. Gli anticorpi anti-HIV potrebbero infatti essere presenti nel bambino anche in assenza del virus.
Un neonato positivo per il test HIV-RNA è invece verosimilmente infettato dal virus. La diagnosi deve però essere confermata tramite la ripetizione del test su un secondo campione di sangue. Un risultato negativo invece indica l’assenza dell’infezione o l’esecuzione troppo precoce del test. Pertanto la conferma di un risultato negativo richiede la ripetizione del test anche dopo 1 mese e quindi dopo 4 mesi dal primo test, per escludere la presenza di un risultato negativo dovuto a carica virale troppo bassa.