Per rilevare un'intossicazione da paracetamolo; per determinare il rischio di danno epatico e come supporto nella valutazione della necessità di usare un antidoto.
Paracetamolo
Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio.
No, nessuna.
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Quali informazioni è possibile ottenere?
Il test per il paracetamolo è utilizzato per misurare la quantità di farmaco nel sangue per diagnosticare un'intossicazione, per stabilire il rischio di danno epatico e come sostegno nella valutazione del corretto approccio terapeutico. La diagnosi ed il trattamento precoce dell'intossicazione sono importanti per un esito positivo.
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Quando viene prescritto?
Il clinico può richiedere la misura del paracetamolo dopo 4 ore dall’ingestione o possibile ingestione del farmaco e ogni 4-6 ore per il monitoraggio. I campioni raccolti subito dopo l’ingestione possono non riflettere accuratamente la quantità di farmaco assorbita dallo stomaco nel sangue.
I test possono essere prescritti in presenza di segni e sintomi d'intossicazione. Questi possono comparire precocemente, entro 2-3 ore dall’ingestione, o non manifestarsi per 12 ore o più. Alcuni di questi possono includere:
- Nausea, vomito, diarrea
- Perdita di appetito
- Dolore addominale o crampi
- Irritabilità
- Sudorazione
Se non trattata, l’intossicazione può progredire per 3-4 giorni e portare a itterizia, insufficienza epatica e renale, convulsioni, coma e morte. Se il trattamento è somministrato entro 8 ore dall’overdose, però, ci sono buone probabilità di risoluzione positiva della problematica.
Per i bambini che hanno ingerito paracetamolo in forma liquida, le scelte terapeutiche devono essere prese il prima possibile, da due ore dopo l’ingestione in poi, poiché il farmaco il forma liquida è assorbito più rapidamente.
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Cosa significa il risultato del test?
La tabella sottostante riassume i risultati che possono essere osservati:
Concentrazioni plasmatiche di Paracetamolo
Interpretazione dei Risultati
10-20 mcg/mL
Dose terapeutica
Meno di 150 mcg/mL a 4 ore dall’ingestione
Basso rischio di danno epatico
Più di 200 mcg/mL a 4 ore dall’ingestione
Oppure
Più di 50 mcg/mL a 12 ore dall’ingestione
Tossicità associata a danno epatico
Le concentrazioni prese in considerazione nella tabella sovrastante, sono in genere applicabili all’ingestione singola di una concentrazione tossica di farmaco. Non sono necessariamente associabili ai casi di ingestione di farmaco oltre il limite consigliato protratta nel tempo (overdose da ingestione cronica). D’altra parte, il medico può tenere in considerazione le concentrazioni di paracetamolo insieme ai segni e sintomi clinici ed ai test epatici per determinare il rischio e/o la presenza di danno epatico nei casi d'intossicazione da uso cronico.
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C’è altro da sapere?
E’ importante sapere se le medicine assunte, sia acquistabili con prescrizione medica che non, contengano o meno paracetamolo. E’ bene non assumere più di un farmaco che contenga paracetamolo nello stesso momento. Le intossicazioni accidentali sono spesso dovute infatti all'assunzione di più farmaci contemporaneamente, contenenti lo stesso principio attivo.
Nel caso in cui vi sia l'abitudine di assumere tre o più bevande alcoliche al giorno, è importante consultare il medico sull’opportunità di prendere il paracetamolo. L'assunzione di paracetamolo oltre le 1 o 2 dosi occasionali, non dovrebbe essere accompagnata dall'assunzione di alcol, per non aumentare il rischio di danno epatico.
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Il paracetamolo è pericoloso se utilizzato in modo adeguato?
Il paracetamolo è uno dei farmaci più sicuri ed efficaci conosciuti, se usato al giusto dosaggio e posologia.
I bambini, in particolare se di età inferiore ai 6 anni, sono a rischio d'intossicazione nel caso in cui non vengano seguite scrupolosamente le indicazioni circa il dosaggio opportuno per ciascuna fascia di età/peso. Tuttavia, la frequenza d'intossicazione nei bambini non è così alta come negli adulti. I casi letali sono riconducibili all'assunzione di più farmaci contemporaneamente.
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Come viene trattata l’intossicazione da paracetamolo?
Chiunque mostri i segni d'intossicazione da paracetamolo dovrebbe andare al Pronto Soccorso. Se l'intossicazione viene confermata, può essere somministrato un antidoto (N-acetilcisteina o NAC), la cui efficacia è maggiore se somministrato entro 8-12 ore dall’ingestione. Possono inoltre essere somministrati altri farmaci per il trattamento dei sintomi.
Nel caso in cui vi sia il sospetto che il farmaco sia ancora all'interno dello stomaco (di solito entro 4 ore dall’ingestione), può essere somministrato carbone attivo, che assorbe tutti i residui di farmaco e ne previene l’assorbimento da parte dell’organismo. Entro un’ora circa dall’ingestione, può essere utile l'esecuzione di una lavanda gastrica: questa procedura consiste nel pompare liquido, di solito acqua o soluzione salina, dentro lo stomaco e aspirare il liquido insieme ai contenuti dello stomaco, attraverso un tubo.
Talvolta nonostante il trattamento con l’antidoto N-acetilcisteina, può comparire un danno epatico esteso, in seguito al quale potrebbe anche rendersi necessario un trapianto di fegato.
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Quali altri esami potrebbero essere richiesti?
Poiché alte dosi di paracetamolo possono essere tossiche per il fegato, il clinico può anche prescrivere degli esami per verificare la presenza di danno epatico, come AST e ALT. Il test del PT può essere utilizzato per rilevare una compromissione della funzionalità epatica. Il clinico può inoltre prescrivere la misura delle concentrazioni sieriche di salicilati o uno screening tossicologico sulle urine per i pazienti privi di coscienza o per coloro che possono aver ingerito anche altre sostanze. Altri esami possibili includono l’emogasanalisi, il lattato e il pannello metabolico con la creatinina. Questi esami sono usati per monitorare la gravità del danno epatico e, nei casi d'intossicazione grave, per determinare se il paziente abbia bisogno di un trapianto di fegato.
Nelle donne in età fertile, sospettate d'intossicazione da paracetamolo, può essere effettuato il test della gonadotropina corionica umana (hCG) per rilevare un'eventuale gravidanza; il farmaco infatti è in grado di oltrepassare la placenta e può danneggiare il feto.