Per lo screening in gravidanza in donne con fattori di rischio (partner affetto o con storia clinica sospetta per herpes genitale) e per conferma diagnostica di sospetta infezione da parte del virus Herpes Simplex (HSV) tipo 1 e 2.
Per lo screening in gravidanza in donne con fattori di rischio (partner affetto o con storia clinica sospetta per herpes genitale) e per conferma diagnostica di sospetta infezione da parte del virus Herpes Simplex (HSV) tipo 1 e 2.
Un campione prelevato tramite aspirazione del liquido di vescicola oppure un tampone effettuato alla base della vescicola o dell’ulcera in caso di lesioni sospette (cute, mucosa orale o oculare, vulva, perineo, ecc); un campione di liquido cefalorachidiano prelevato tramite rachicentesi in caso di sospetta meningite o encefalite; un campione di sangue venoso prelevato dal braccio per la ricerca degli anticorpi anti-HSV tipo 1 e 2.
No, nessuna.
Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitense non raccomanda di monitorare l'herpes nella popolazione generale, bensì di limitarsi a casi specifici quali:
In Italia la Linea Guida SNLG per la gravidanza fisiologica 2011 non raccomanda lo screening sierologico per infezione da HSV-1 e HSV-2 nelle donne in gravidanza. Tale Linea Guida, insieme alla Linea Guida SNLG per il taglio cesareo del 2016, raccomanda il taglio cesareo programmato alle donne con infezione primaria da Herpes simplex genitale che presentano lesioni nel terzo trimestre di gravidanza o al momento del parto, in quanto l’intervento diminuisce il rischio di infezione neonatale da HSV. Il taglio cesareo non deve essere effettuato prima della 39° settimana di gestazione. Le donne in gravidanza, con ricorrenza del virus HSV in prossimità del parto, devono essere informate che vi sono incertezze circa l’efficacia del taglio cesareo programmato nel ridurre il rischio di infezione neonatale da HSV. Pertanto, il taglio cesareo non deve essere proposto di routine.
Test molecolare in gravidanza e alla nascita
L'infezione con HSV può rendere i pazienti maggiormente suscettibili ad un’infezione da HIV. Le lesioni cutanee rendono il paziente più esposto anche ad altre infezioni sessualmente trasmesse (IST).
Inoltre, può rendere i soggetti affetti da HIV maggiormente infettivi, incrementando la carica virale dell’HIV. L'infezione da HSV-2 è spesso presente come infezione opportunistica nei soggetti infetti da HIV, in quanto immunocompromessi: fino al 90% di questi individui risulta co-infettato da HSV-2.
Sì, le forme più gravi di infezione da HSV sono quelle che insorgono in neonati infettati durante il parto o in soggetti immunocompromessi, come coloro che sono stati sottoposti a trapianto d’organo o che sono affetti da HIV/AIDS.
L'herpes neonatale è una condizione grave ma molto rara: sebbene il 25-30% delle donne in USA in gravidanza sia positiva per anticorpi anti HSV-2, meno dello 0,1% dei bambini nati ogni anno negli Stati Uniti risulta affetto da herpes neonatale. Pertanto, la maggior parte delle donne con herpes genitale partorisce bambini sani. In Italia l’herpes neonatale è molto raro. Anche l’encefalite erpetica è una infezione grave, fortunatamente molto rara (incidenza a livello mondiale di 2-4 casi su 100.000 abitanti). Nella maggior parte dei casi è dovuta a HSV-1, mentre quella da HSV-2 è più comune tra i pazienti immunocompromessi. L’esordio è acuto, con peggioramento importante dopo 24-48. È spesso fatale se non trattata.
Al momento attuale non esiste un vaccino per HSV. La prevenzione è difficile perché l'esposizione a HSV-1 e HSV-2 è continua durante la vita di tutti i giorni. L'herpes orale e l’herpes genitale possono essere prevenuti osservando le precauzioni da contatto in caso di infezioni sintomatiche. Ciò significa evitare il contatto diretto delle mani con la cute o le mucose del soggetto con herpes manifesto, i contatti indiretti con oggetti e superfici ambientali che potrebbero essere contaminati, oltre che i rapporti sessuali di qualunque genere (anche con preservativo). Ovviamente ciò non po’ essere effettuato nel caso di infezioni inapparenti/asintomatiche.
L’OMS sottolinea che la strategia di controllo e prevenzione dell’HSV genitale (e in generale delle IST) debba basarsi sulla promozione di campagne informative (sui fattori di rischio e sulle manifestazioni cliniche), di attività di educazione alla salute sessuale (es. uso corretto del preservativo) e di facilitazione all’accesso ai test diagnostici per i giovani.
Per prevenire l’infezione, soprattutto genitale, è indispensabile fornire ai soggetti positivi per anticorpi adeguate informazioni sulla storia naturale delle lesioni erpetiche, enfatizzando l’elevata trasmissibilità in presenza di lesioni vescicolari, che sono letteralmente piene di virus, la possibilità di ricorrenza con sintomi lievi, la possibilità di eliminazione virale asintomatica. Inoltre, è importante incoraggiare il soggetto a comunicare al partner il proprio stato di positività e ad usare il profilattico soprattutto nel caso di nuovi partner. Il 60% dei soggetti con anticorpi positivi impara a riconoscere gli episodi di ricorrenza con sintomi lievi.
È opportuno anche fornire alle coppie con partner maschile positivo e femminile negativo informazioni sul rischio di infezione neonatale in caso di infezione primaria materna, sulla necessità di avere rapporti sessuali protetti almeno nell’ultimo trimestre e di effettuare il test, oltre che all’inizio della gravidanza, anche alle 32-34° settimana di gravidanza.
Per la prevenzione dell’herpes neonatale, in Italia la Linea Guida SNLG per la gravidanza fisiologica del 2011, insieme alla Linea Guida SNLG per il taglio cesareo del 2016, raccomanda il taglio cesareo programmato alle donne con infezione primaria da Herpes simplex genitale che presentano lesioni nel terzo trimestre di gravidanza o al momento del parto, in quanto l’intervento diminuisce il rischio di infezione neonatale da HSV. Il taglio cesareo non deve essere effettuato prima della 39° settimana di gestazione. Le donne in gravidanza, con ricorrenza del virus HSV in prossimità del parto, devono essere informate che vi sono incertezze circa l’efficacia del taglio cesareo programmato nel ridurre il rischio di infezione neonatale da HSV. Pertanto, il taglio cesareo non deve essere proposto di routine.
Sì, esistono più di 25 virus appartenenti alla famiglia degli herpesvirus (Herpesviridae), dei quali almeno 8 in grado di infettare l’uomo. Questi includono l’HSV di tipo 1 e di tipo 2; il virus della Varicella Zoster (VZV, HHV-3), associato con l'insorgenza di varicella ed herpes zoster; il virus di Epstein Barr (EBV, HHV-4), che può causare la mononucleosi infettiva; il Cytomegalovirus (CMV, HHV-5) che può essere trasmesso durante la gravidanza; l’Herpesvirus umano 6 (HHV-6) e l’Herpesvirus umano 7 (HHV-7), entrambi in grado di causare la Roseola nei bambini (detta VI malattia), e l’Herpesvirus umano 8 (HHV-8), implicato in un tumore chiamato Sarcoma di Kaposi, che si sviluppa spesso in pazienti immunocompromessi, in soggetti che sono stati sottoposti a trapianto d’organo o che sono affetti da HIV/AIDS.
Le infezioni da HSV non possono essere risolte in modo definitivo perché non esistono farmaci in grado di eliminare la latenza dell’infezione, che dura tutta la vita. Sono però disponibili farmaci antivirali specifici (acyclovir, famcyclovir e valacyclovir) utilizzabili localmente, per via orale o per via endovenosa, a diverso dosaggio a seconda della gravità delle manifestazioni cliniche. Tali farmaci riducono l’entità dei sintomi e la sensazione di dolore e bruciore delle manifestazioni cutanee e mucose (herpes labiale e genitale). La terapia con acyclovir per via orale può essere intrapresa in gravidanza (non prima della 20° settimana di gestazione) in caso di episodio sintomatico, allo scopo di ridurre l'entità e la durata dei sintomi ed il periodo di eliminazione del virus. Il trattamento è ben tollerato nella gravidanza avanzata, non richiede un aggiustamento del dosaggio e non vi sono evidenze di tossicità materno-fetale.
Non c’è ancora accordo in letteratura sull’efficacia della terapia antivirale per la profilassi prima del parto, in donne a rischio di riattivazione. Secondo una Linea Guida canadese del 2017, alle donne con infezioni ricorrenti andrebbe proposta, a partire dalla 36° settimana di gestazione, una profilassi a base di acyclovir o di valacyclovir per ridurre il rischio di lesioni erpetiche e di diffusione virale al momento del parto, con lo scopo di ridurre la necessità di un taglio cesareo.
Tutti i neonati con infezione neonatale sintomatica richiedono la terapia endovenosa.
Revisore: Dr.ssa Paola Pauri - medico, specialista in Igiene e Medicina Preventiva e in Microbiologia