Per determinare la presenza di mutazioni nel gene che codifica per l'EGFR nel tessuto tumorale, come guida al trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule. Le informazioni relative alla presenza di mutazioni in questo gene possono, infatti, fornire indicazioni circa l'utilità di somministrare i farmaci inibitori di tirosina-chinasi come il gefitinib o l'erlotinib.
EGFR [HER-1]
Se si stava cercando eGFR, acronimo di Estimated Glomerular Filtration Rate, selezionare eGFR
In persone alle quali sia stato diagnosticato un carcinoma polmonare non a piccole cellule; o in pazienti che sono stati sottoposti a trattamento con inibitori delle tirosina-chinasi senza successo.
Un campione di cellule tumorali, ottenute tramite biopsia o in seguito a rimozione chirurgica del tessuto canceroso; nel caso in cui il numero di cellule ottenute sia insufficiente, è possibile utilizzare un campione di sangue venoso (biopsia liquida).
Nella maggior parte dei casi la preparazione è minima, ma dipende da come vengono ottenute le cellule tumorali. E' importante seguire tutte le istruzioni fornite dal personale sanitario.
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Quali informazioni è possibile ottenere?
Il test per la ricerca di mutazioni a carico del gene EGFR è uno strumento utile nel determinare le scelte terapeutiche per il trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC). La presenza di specifiche mutazioni consente, infatti, di predire l'efficacia della terapia mirata con inibitori tirosin-chinasici (TKIs), come il gefitinib e l'erlotinib. Le mutazioni attivanti del gene EGFR comportano la crescita incontrollata delle cellule tumorali. Gli inibitori tirosin-chinasici inibiscono la crescita delle cellule tumorali portatrici di tali mutazioni.
Il test per la ricerca delle mutazioni del gene EGFR può essere prescritto da solo o come parte di una serie di esami in grado di rilevare altre mutazioni, come quelle a carico dei geni KRAS, ALK o ROS1. Ciascuno di questi test può essere usato per valutare la possibilità che il carcinoma polmonare del paziente risponda ad una terapia mirata e quale tipo di farmaco possa apportare i maggiori benefici.
Il test può essere, inoltre, richiesto anche in pazienti già in trattamento per rilevare se le cellule tumorali abbiano acquisito nuove mutazioni in grado di conferire resistenza ai farmaci impiegati nel trattamento in questione. Una di queste è la mutazione T790M, la quale, se rilevata, consente di trattare il tumore con nuovi farmaci mirati per questa specifica mutazione.
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Quando viene prescritto?
Il test per la ricerca delle mutazione a carico del gene EGFR è prescritto in pazienti ai quali sia stato diagnosticato il carcinoma polmonare non a piccole cellule, in modo particolare l’adenocarcinoma.
Inoltre, può essere richiesto in pazienti già in trattamento con gli inibitori tirosin-chinasici, ma non rispondenti alla terapia.
Il medico curante può prescrivere ulteriori test per verificare lo stato mutazionale del gene EGFR su nuovi campioni di tessuto tumorale (che possono consistere in tessuto tumorale o, a volte, in un campione di sangue) per verificare la presenza di specifiche mutazioni che giustifichino la non responsività del paziente al trattamento in corso.
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Cosa significa il risultato del test?
Se il test rileva la presenza di una mutazione attivante l’EGFR nel tessuto tumorale, allora è probabile che l’individuo affetto risponda alla terapia mirata per l’EGFR con farmaci inibitori delle tirosin-chinasi. Se il tumore è negativo per le mutazioni a carico di EGFR, allora è improbabile che il paziente risponda a tale terapia. Talvolta, possono essere rilevate specifiche mutazioni a carico del gene EGFR che indicano la non responsività del tumore alla terapia. I risultati del test devono essere valutati attentamente dall'oncologo, al fine di interpretare il significato clinico della specifica mutazione identificata.
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C’è altro da sapere?
Il test per la ricerca delle mutazioni del gene EGFR è, in genere, ottimizzato per la ricerca delle mutazioni che sappiamo essere associate all'efficacia della terapia; tuttavia, nel DNA delle cellule tumorali potrebbero essere presenti mutazioni uniche o rare non evidenziabili con il test.
Un risultato negativo, definito come "nessuna mutazione rilevata", potrebbe essere dovuto alla scarsità delle cellule tumorali presenti nel campione. Questo è particolarmente vero nel caso della "biopsia liquida", ossia nel caso in cui per il test vengano utilizzate cellule tumorali isolate a partire dal sangue periferico del paziente. Per questo motivo, il test viene preferenzialmente eseguito su cellule tumorali ottenute tramite biopsia. Tuttavia, in situazioni di impossibilità di effettuare una biopsia tissutale, o nel caso in cui questa non fornisca cellule tumorali sufficienti per il test molecolare, è possibile eseguire una biopsia liquida come metodo alternativo.
Le mutazioni attivanti note comportano piccole alterazioni della proteina EGFR. Le metodiche utilizzate per il test sono di solito la PCR real-time o l'NGS (next-generation sequencing).
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Quali altri esami possono essere eseguiti?
I test per la ricerca delle mutazioni nei geni ALK e ROS1 sono raccomandati nel caso in cui la forma tumorale possa rispondere ad alcune terapie mirate per specifiche mutazioni a carico di questi geni. Nel caso in cui il tessuto tumorale ottenuto sia sufficiente, è possibile utilizzare il campione per eseguire ulteriori test genetici, come quello per la ricerca delle mutazioni a carico del gene KRAS.
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Quanto tempo è necessario per eseguire il test?
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E' possibile eseguire il test su un campione di sangue?
Sì, ma per confermare la diagnosi di tumore è necessario eseguire una biopsia tissutale tradizionale. Inoltre, è possibile eseguire analisi sul DNA rilasciato dalle cellule tumorali nel sangue (ctDNA), per individuare mutazioni a carico del gene EGFR nel tumore in grado di prevedere la potenziale reattività o resistenza a terapie mirate.
- I test basati sull’analisi del ctDNA possono essere utilizzati per individuare le mutazioni sensibilizzanti (che rendono cioè il tumore responsivo alle terapie mirate). Tuttavia, è noto che il test del ctDNA possa incorrere in risultati falsamente negativi (la mutazione è presente ma non viene rilevata dal test). Per questo motivo, la FDA (Food and Drug Administration) raccomanda di eseguire una biopsia tissutale se la biopsia liquida risulta negativa (cioè non rileva alcuna mutazione sensibilizzante).
- Inoltre, la biopsia liquida può essere utilizzata per rilevare la mutazione EGFR T790M, che causa resistenza ad una terapia mirata. Tuttavia, i dati su questo impiego della biopsia liquida sono attualmente limitati; pertanto, viene utilizzata solo nell'impossibilità di eseguire una biopsia tissutale.
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Qual è la differenza tra EGFR (HER-1) e HER-2?
I recettori EGFR e HER-2 fanno entrambi parte della stessa famiglia di recettori di membrana. L'aumento sia di EGFR che di HER-2 nelle cellule tumorali è correlato a tumori più aggressivi e caratterizzati da una prognosi peggiore. La differenza maggiore consiste nel fatto che i test per la ricerca delle mutazioni nei geni EGFR e HER2 consentono di valutare differenti tipi di cancro e di farmaci. Le mutazioni del gene HER-2 vengono ricercate in caso di tumore alla mammella o adenoma gastroesofageo (un tumore che interessa lo stomaco e l'esofago).
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Esistono altri test per la valutazione di EGFR nelle cellule tumorali?
Sì, sono disponibili esami che ricercano altre alterazioni del gene EGFR, come l'amplificazione (ossia l'aumento) del numero di copie del gene presenti. Un altro tipo di test valuta la quantità di proteina EGFR presente nelle cellule tumorali. Questi test, però, non forniscono informazioni circa la possibile efficacia della terapia mirata con gli inibitori tirosin-chinasici. Tuttavia, possono fornire informazioni utili per altri tipi di tumore: ad esempio, la presenza dell'amplificazione di EGFR ha significato prognostico nei tumori testa-collo.
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Oltre al carcinoma polmonare, quali altri tipi di cancro presentano un aumento della proteina EGFR?
Esistono altri tumori caratterizzati dall'aumento della proteina EGFR, come il cancro al colon, il glioblastoma, i tumori testa-collo, il cancro alla mammella ed al pancreas. Gli agenti bloccanti dell’EGFR vengono utilizzati spesso nella terapia del tumore al colon metastatico ed in alcuni tumori testa-collo. L'utilità degli inibitori dell'EGFR e la loro correlazione con le mutazioni del gene EGFR in altri tipi di tumori non è stata completamente stabilita ed è tuttora in fase di studio.
Revisori: Prof. Rossella Tomaiuolo; Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche, Università degli Studi di Napoli Federico II / Dr.ssa Valeria D'Argenio (Napoli)