Per determinare se la concentrazione di digossina nel sangue è all’interno dell’intervallo terapeutico o per rilevarne i livelli tossici.
Digossina
Subito dopo l’inizio della terapia con digossina e ad intervalli regolari per verificare che i livelli del farmaco siano all’interno dell’intervallo terapeutico (ne' troppo bassi ne' a concentrazioni tossiche).
Un campione di sangue venoso prelevato da un braccio.
No, nessuna in particolare. Tuttavia, è necessario prestare attenzione alla tempistica del prelievo e fornire indicazioni riguardo il momento in cui è stata assunta l’ultima dose del farmaco. Solitamente, il prelievo viene eseguito come concentrazione di 'valle' (prima della somministrazione successiva).
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Quali informazioni è possibile ottenere?
Il test della digossina consente di monitorare il livello del farmaco nel circolo ematico. La dose di digossina somministrata può così essere regolata sulla base del livello misurato. Spesso, all’inizio della terapia, i livelli del farmaco vengono costantemente monitorati al fine non solo di verificare che il dosaggio prescritto sia corretto, ma anche di determinare che il livello terapeutico venga mantenuto nel tempo senza sviluppare effetti tossici. Inoltre, il test consente di verificare se la ricomparsa dei sintomi in un paziente possa essere dovuta a quantità insufficienti o tossiche di farmaco.
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Quando viene prescritto?
Il test della digossina viene richiesto all’inizio della terapia farmacologica per determinare quale sia il dosaggio corretto. La digossina necessita di almeno una o due settimane per raggiungere un livello stabile nel sangue (steady state) e nell’organo di interesse, ossia il cuore. L’esecuzione del test dopo una/due settimane dall’inizio della terapia farmacologica consente quindi di verificare la correttezza del dosaggio somministrato.
Dopo aver definito quale sia il corretto dosaggio di farmaco per un determinato paziente, questo dovrà sottoporsi ad un monitoraggio eseguito ad intervalli di tempo regolari (stabiliti dal clinico e/o dal farmacologo) per verificare il mantenimento dei livelli del farmaco all’interno della finestra terapeutica.
Il test della digossina può essere richiesto anche nel caso in cui si sospetti che la comparsa di alcuni sintomi possa essere correlata alla presenza di insufficienza cardiaca e quindi di livelli ematici del farmaco troppo bassi. Tali sintomi includono:
- Affaticamento
- Respiro affannoso
- Gonfiore delle estremità (edema)
Il test può inoltre essere richiesto in caso di sospetta tossicità del farmaco, in seguito alla presenza di segni e sintomi quali:
- Vertigini
- Visione annebbiata o con aloni gialli o verdi
- Vomito
- Diarrea
- Battito cardiaco irregolare
- Difficoltà respiratorie
- Perdita di appetito
Alcune variazioni nello stato di salute del paziente possono alterare i livelli ematici di digossina e la sua capacità di controllare i sintomi. Il test della digossina può pertanto essere richiesto anche nel caso in cui si renda necessaria una variazione del dosaggio del farmaco, in seguito ad alterazioni fisiologiche in grado di variare i livelli di digossina nel sangue e quindi la sua efficacia, come ad esempio in seguito a problemi renali o tiroidei, comparsa di tumori o di malattie gastriche o intestinali.
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Cosa significa il risultato del test?
L’intervallo terapeutico per la digossina, in pazienti trattati per insufficienza cardiaca, è stato stabilito essere di 0.5-1.0 ng/mL. Tuttavia, la risposta al farmaco ha caratteristiche strettamente individuali che possono dipendere da molti fattori, quali la funzionalità renale e/o l’assunzione di altri farmaci. Nel caso in cui un paziente sviluppi effetti tossici in seguito all’assunzione del farmaco o non si verifichi la scomparsa dei sintomi di insufficienza cardiaca, potrebbe essere necessario variare il dosaggio della digossina sulla base delle necessità del paziente.
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C’è altro da sapere?
In caso di assunzione di digossina, è necessario informare il clinico e/o il farmacologo in merito all'assunzione di ulteriori farmaci, sia prescritti che da banco, ma anche di integratori alimentari o prodotti fitoterapici assunti. Questi possono infatti influenzare i livelli ematici di digossina e limitarne l’efficacia. È importante accertarsi di informare sempre il clinico di qualunque variazione nello stile di vita venga effettuata in corso di terapia con digossina.
I farmaci che richiedono prescrizione medica in grado di interagire con la digossina includono: chinidina, flecainide, verapamil, amiodarone, antimicotici azolici (come itraconazolo, ketoconazolo), ciclosporina, lapatinib, antibiotici macrolidi (come claritromicina, eritromicina), propafenone, ranolazina, rifampicina, Cerdelga (eliglustat) e ciprofloxacina. Anche alcuni rimedi fitoterapici, come l’erba di San Giovanni, l’oleandro ed il mughetto, sono in grado di alterare i livelli di digossina, così come l’assunzione di liquirizia.
La digossina viene eliminata per via renale. Pazienti con problemi renali dovrebbero sottoporsi a test di funzionalità renale ed alla valutazione dei livelli ematici di potassio. Infatti, la compromissione della funzionalità renale e la presenza di bassi livelli di potassio potrebbero determinare la comparsa di effetti collaterali tossici.
La tossicità della digossina può essere aggravata in base ai livelli di potassio e magnesio. Pertanto, occorre effettuare anche il monitoraggio degli elettroliti.
Pazienti con fibrillazione atriale (un tipo specifico di aritmia) non dovrebbero assumere digossina, poiché in questi casi potrebbe risultare potenzialmente letale.
Nel caso in cui vengano rilevati livelli tossici di digossina, è possibile somministrare uno specifico antisiero anti-digossina al fine di annullare gli effetti del farmaco.
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Per quanto tempo deve essere assunta la digossina?
La digossina viene prescritta in caso di insufficienza cardiaca, una patologia cronica a lungo termine. Non è un farmaco in grado di guarire la patologia, ma contribuisce a controllarla. Per questo motivo deve essere assunta, e costantemente monitorata, per tutta la vita del paziente.
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Per quale motivo è importante eseguire il test secondo tempistiche definite?
Nel caso in cui il campione di sangue venga prelevato poco dopo l’assunzione dell’ultima dose di farmaco, i livelli misurati potrebbero risultare erroneamente alti o tossici. In genere, il prelievo dovrebbe essere effettuato dopo 6-8 ore dall'ultima dose, o comunque subito prima dell’assunzione della dose successiva di farmaco.
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Chi prescrive il test della digossina?
Revisore: Prof. Antonio D'Avolio - Dipartimento di Scienze Mediche, Università di Torino; Laboratorio di Farmacologia e Farmacogenetica, Torino