Per diagnosticare un’infezione da Trichomonas vaginalis, un parassita microscopico, responsabile di un'infezione sessualmente trasmissibile (IST) nota con il nome di tricomoniasi.
Trichomonas
Quando una donna mostra sintomi dell’infezione, come presenza di secrezioni vaginali maleodoranti, prurito genitale e/o dolore durante la minzione, e quando un uomo presenta prurito e irritazione genitale, avverte bruciore durante la minzione o l’eiaculazione e/o in presenza di secrezioni genitali insolite.
Per entrambi i sessi viene richiesta la raccolta del primo getto di urine; nella donna può essere eseguito un tampone vaginale o cervicale e per gli uomini uretrale.
No, nessuna.
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Come viene raccolto il campione per il test?
Nelle donne è preferibile il prelievo di un tampone vaginale al fine di raccogliere le cellule e le secrezioni vaginali. Talvolta può essere utilizzato lo stesso campione ottenuto per l’esecuzione del Pap test.
Negli uomini viene raccomandata la raccolta di un campione di urine, nonostante questo possa essere richiesto anche nelle donne. Dovrebbe essere raccolto un campione del secondo getto di urine del mattino in un contenitore sterile fornito dal laboratorio.
Talvolta anche negli uomini può essere raccolto un tampone di cellule o di secrezioni tramite l’uso di un tampone uretrale.
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Esiste una preparazione al test che possa assicurare la buona qualità del campione?
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Quali informazioni è possibile ottenere?
Questo test è usato per diagnosticare un'infezione sessualmente trasmessa dal parassita Trichomonas vaginalis (T. vaginalis). Le secrezioni dalla vagina (per le donne) o dall'uretra (per gli uomini) sono testate con uno dei seguenti metodi:
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Il test molecolare, sonde dirette del DNA o NAATs (il test NAAT più sensibile per T.vaginalis) è considerato il test di riferimento per la diagnosi di tricomoniasi. Con alcuni tipi di NAAT, i campioni raccolti per l’esecuzione del test per la gonorrea o per le infezioni da chlamydia possono essere utilizzati anche per l’esecuzione del test per T. vaginalis. La maggior parte dei NAAT possono essere utilizzati sia con campioni vaginali che urinari femminili. Solo alcuni sono approvati per essere utilizzati con campioni maschili.
Nelle donne, i campioni possono essere raccolti anche durante un esame ginecologico di routine, come durante la raccolta di campioni destinati al Pap test. Tuttavia, la positività al T. vaginalis trovata incidentalmente su campioni raccolti per il Pap Test non è considerata diagnostica per la presenza di molti falsi positivi e falsi negativi.
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Wet prep – consiste nell’analisi al microscopio di un campione fresco posto su un vetrino ed esaminato immediatamente senza l’utilizzo di particolari colorazioni. Questo test è dotato di scarsa sensibilità, in particolare negli uomini. Le organizzazioni internazionali raccomandano l’esecuzione di un test maggiormente sensibile (come un test molecolare o colturale) nel caso in cui l’esame “wet prep” fornisca un risultato negativo in presenza di un sospetto clinico.
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Esame colturale – questo test è molto sensibile e specifico ma richiede almeno 7 giorni per l’esecuzione; questo al fine di permettere la crescita di sufficienti quantità di parassita tali da essere rilevate.
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Altri metodi – includono l’immunofluorescenza diretta e la ricerca degli antigeni di T. vaginalis.
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Quando viene prescritto?
Il clinico può richiedere il test per la ricerca di T. vaginalis nel caso in cui siano presenti sintomi quali, nelle donne, secrezioni vaginali maleodoranti o bruciore o prurito vaginale, e negli uomini dolore durante la minzione. La diagnosi di tricomoniasi non può essere effettuata sulla sola base clinica.
Il clinico può richiedere il test per la tricomoniasi anche in presenza di un’altra IST. Allo stesso modo, se i risultati confermano l’infezione da T. vaginalis, possono essere richiesti anche i test per la clamidia e la gonorrea; spesso infatti queste IST si verificano insieme.
Si raccomanda alle donne in trattamento per tricomoniasi di eseguire nuovamente il test a distanza di tre mesi per verificare la presenza di un’eventuale reinfezione dovuta al partner non trattato.
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Cosa significa il risultato del test?
Un risultato positivo indica la presenza di tricomoniasi che richiede un trattamento appropriato. Il o i partner sessuale/i della persona affetta devono sottoporsi al test ed al trattamento per evitare re-infezioni.
Un test negativo indica l’assenza del parassita e quindi la possibile presenza di altre IST, di malattie con sintomi simili o anche la presenza di quantità insufficienti di parassita da poter essere rilevate. Nel caso in cui il sospetto clinico permanga nonostante la presenza di un risultato negativo, è raccomandata la ripetizione del test, possibilmente con una metodica differente.
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C’è altro da sapere?
Una persona infetta è a maggior rischio di altre IST. In particolare, l’infiammazione ai genitali che si verifica in presenza di tricomoniasi può aumentare la suscettibilità di una donna nei confronti dell’HIV, se esposta al virus, o anche alla malattia infiammatoria pelvica.
La tricomoniasi neonatale, benché rara, può verificarsi e comportare delle complicanze per il neonato.
La contaminazione fecale del campione può determinare la rilevazione di un organismo non patogeno (Trichomonas hominis) simile nell’aspetto e quindi facilmente confondibile con T. vaginalis all’ osservazione diretta. La presenza di questo organismo non richiede però alcun trattamento.
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È necessario comunicare al proprio partner di essere affetti da tricomoniasi?
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Quanto tempo è necessario per l’esecuzione del test?
Dipende dal metodo utilizzato per la diagnosi. Nel caso in cui l’esame clinico suggerisca un sospetto di tricomoniasi, il clinico eseguirà molto probabilmente il test “wet prep” per ricercare al microscopio il parassita. Esistono anche metodi rapidi per la ricerca di antigeni parassitari per i quali sono necessari solo 10 minuti.
Tuttavia altri metodi necessitano dell’esecuzione in un laboratorio clinico e quindi di tempi maggiori. L’esame colturale convenzionale può richiedere anche più di 7 giorni mentre il test molecolare può fornire un risultato entro un’ora. È disponibile poi un metodo di coltura per la rilevazione di T. vaginalis in grado di fornire un risultato entro 24-72 ore.
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Quali complicanze possono derivare dall’infezione di T. vaginalis?
Se non trattata, nelle donne la tricomoniasi può aumentare il rischio di malattie infiammatoria pelvica o neoplasia della cervice, ossia uno stadio pre-canceroso. Le donne in gravidanza affette da tricomoniasi sono ad alto rischio di parto pre-termine o di partorire neonati di basso peso. Gli uomini sono spesso asintomatici con la conseguente presenza di infezioni croniche e di infezioni ripetute del partner. Queste possono portare a infiammazioni dell’uretra e prostatite. In entrambi i sessi, la tricomoniasi è un fattorie di rischio per l’HIV ed è associata all’infertilità.
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Come può essere prevenuta l’infezione?
Il modo più sicuro di proteggersi da questa infezione e dalle altre IST consiste nell’astenersi da rapporti orali, vaginali o anali o comunque da rapporti con molteplici partner sessuali. L’uso del preservativo diminuisce consistentemente il rischio di contrarre le IST.
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Dove è possibile eseguire il test?
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In cosa consiste il trattamento?
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Dopo il trattamento, l’infezione può essere contratta nuovamente?