Per escludere la presenza di eventi trombotici e come supporto alla diagnosi di patologie trombotiche.
D-dimero
Nel caso siano presenti sintomi di episodi trombotici o una patologia predisponente alla formazione inappropriata di coaguli in maniera acuta o cronica, come la trombosi venosa profonda (TVP), l’embolia polmonare (EP) e la coagulazione intravasale disseminata (CID). Nel monitoraggio della progressione o dell’efficacia terapeutica in caso di CID o altre condizioni caratterizzate da un’eccessiva tendenza alla coagulazione.
Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio.
No, nessuna.
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Quali informazioni è possibile ottenere?
Il test del D-dimero viene utilizzato per escludere la presenza di un coagulo inappropriato (trombo). Alcune tra le condizioni che la misura del D-dimero può aiutare ad escludere sono:
- Trombosi venosa profonda (TVP)
- Embolia polmonare (EP)
- Infarto
Questo test può essere utilizzato per determinare se sono necessari ulteriori approfondimenti per la diagnosi di patologie che possono portare ad una eccessiva coagulazione o alla tendenza alla formazione inappropriata di coaguli .
I livelli di D-dimero possono essere utilizzati anche come supporto alla diagnosi di coagulazione intravascolare disseminata (CID) e per monitorarne il trattamento terapeutico.
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Quando viene prescritto?
Il test del D-dimero viene spesso prescritto nel caso in cui un paziente si presenti al pronto soccorso con alcuni gravi sintomi come dolore toracico o diccifoltà respiratorie.
Inoltre viene prescritto in presenza di sintomi riconducibili a trombosi venosa profonda, quali:
- Dolore agli arti inferiori, di solito ad una sola gamba
- Gonfiore e/o edema agli arti inferiori
- Decolorazione degli arti inferiori
O riconducibili a embolia polmonare, come:
- Improvvisa mancanza di fiato, respiro affannato
- Tosse, emottisi (presenza di sangue nell’espettorato)
- Dolore al petto correlato al polmone
- Aumento della frequenza cardiaca
Il D-dimero è particolarmente utile nel caso in cui il clinico sospetti che i sintomi siano causati da altre patologie piuttosto che dalla trombosi venosa profonda o dall’embolia polmonare. È un metodo veloce, e non invasivo per escludere patologie correlate all’eccessiva o inappropriata coagulazione. Tuttavia non dovrebbe essere utilizzato nel caso in cui i segni e sintomi clinici facciano sospettare fortemente per l’embolia polmonare.
Nel caso in cui siano presenti sintomi di coagulazione intravascolare disseminata (CID), come gengive sanguinanti, nausea, vomito, intenso dolore muscolare e addominale, convulsioni, diminuzione della quantità di urine prodotte, il test del D-dimero può essere richiesto, insieme a PT, aPTT, fibrinogeno e conta piastrinica, come supporto alla diagnosi. Il monitoraggio terapeutico della CID può richiedere la misura del D-dimero ad intervalli regolari.
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Cosa significa il risultato del test?
Nel caso in cui il D-dimero sia negativo e quindi sotto il limite inferiore dell'intervallo di riferimento, allora è verosimile che il paziente non sia affetto da una patologia acuta o da una malattia che determini la formazione inappropriata di coaguli e la loro rottura. Molti clinici sono concordi nel confermare l’utilità di un risultato negativo del D-dimero per l'identificazione di pazienti a rischio basso o moderato di trombosi. Il test quindi è utile nell’esclusione di patologie correlate ad una eccessiva o inappropriata coagulazione.
Un risultato positivo per il test del D-dimero è indicativo della presenza di quantità elevate di prodotti di degradazione della fibrina. Il risultato del test quindi può indicare un significativo incremento della formazione di coaguli (trombi) e della loro degradazione, senza però indicarne la causa. Per esempio, può essere dovuto a tromboembolismo venoso o, molto spesso, a coagulazione intravascolare disseminata (CID).
Tuttavia, esistono molteplici altri fattori che possono portare ad un incremento dei livelli di D-dimero. Ad esempio, esistono altre situazioni nelle quali la fibrina viene formata e distrutta: in seguito ad interventi chirurgici, traumi, infezioni, infarti cardiaci, alcuni tipi di cancro o altre condizioni nelle quali la fibrina non vene eliminata normalmente, come in presenza di patologie epatiche. Tuttavia, in pazienti ricoverati, il test del D-dimero non viene utilizzato routinariamente nell’esclusione del tromboembolismo venoso.
Anche la gravidanza può portare ad un’aumentata formazione e degradazione della fibrina con conseguente innalzamento della quantità di D-dimero nel sangue. Tuttavia, nel caso in cui sia sospettata una CID in una donna immediatamente dopo il parto, come supporto alla diagnosi possono essere richiesti il test del D-dimero insieme a PT, aPTT, fibrinogeno e conta piastrinica. In presenza di CID i livelli di D-dimero saranno molto elevati.
Il D-dimero viene raccomandato come test accessorio. Si tratta infatti di un test sensibile ma dotato di scarsa specificità che può quindi essere utilizzato solo per escludere la TVP ma non per confermarne la diagnosi. Non dovrebbe essere usato per la diagnosi di embolia polmonare nel caso in cui i segni clinici siano evidenti. Sia livelli normali che elevati di D-dimero possono richiedere un monitoraggio ed eventuali altri test di approfondimento. I pazienti con livelli alterati di D-dimero e quelli con un rischio moderato o alto di TVP devono sottoporsi ad approfondimenti tramite gli esami di diagnostica per immagini.
Nel caso in cui il test del D-dimero venga utilizzato nel monitoraggio della terapia per la CID, un aumento dei livelli di D-dimero indica una terapia inefficace mentre la sua diminuzione indica che il trattamento è efficace.
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C’è altro da sapere?
La concentrazione di D-dimero può aumentare nelle persone anziane e la presenza di alti livelli di fattore reumatoide (una proteina presente in corso di artrite reumatoide) può determinare dei risultati falsamente positivi. Nel bambini il test del D-dimero non è stato studiato in maniera approfondita.
Esistono molti metodi diversi per la misura del D-dimero. Si tratta di test di tipo quantitativo; tuttavia i diversi metodi non consentono di ottenere risultati confrontabili.
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Quali sono i fattori di rischio più comuni per la coagulazione inappropriata?
Alcuni fattori di rischio includono:
- Traumi o interventi chirurgici importanti
- Ricoveri prolungati
- Immobilità prolungata – lunghi viaggi in aereo/macchina o riposo prolungato a letto
- Utilizzo di contraccettivi orali o di terapie ormonali sostitutive
- Rottura delle ossa
- Gravidanza o parto
- Sindrome da antifosfolipidi
- Alcuni tipi di cancro
- Disordini ereditari della coagulazione come la mutazione del fattore V Leiden
- Precedenti eventi di tromboembolismo venoso
- Obesità
- Fumo
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Quali procedure devono essere seguite in caso di riscontro di D-dimero positivo?
Nel caso di pazienti in pronto soccorso che siano a basso o intermedio rischio di trombosi o di tromboembolismo venoso e presentino valori elevati di D-dimero, devono essere richiesti degli esami di approfondimento non invasivi come un’ecografia venosa, la tomografia assiale computerizzata (TAC), l’angiografia polmonare diretta e il rapporto ventilazione/perfusione (V/Q).
