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Ultima Revisione: 21.07.2017. Ultima Modifica: 02.11.2017.
Da un punto di vista della responsabilità medica e del diritto all’autodeterminazione, il consenso informato rappresenta un tema particolarmente controverso. A partire dall’inizio del secolo scorso, l’archetipo della classe medica autoreferenziale, totalmente responsabile delle scelte delle terapie e cure del paziente, ha cominciato a decadere. Già nel 1917 infatti, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha decretato che “ogni essere umano adulto e sano di mente ha il diritto di decidere su cosa va fatto al suo corpo” e che “il medico che esegue un intervento senza il consenso del paziente commette un’aggressione”. In Italia, questo principio è stato accolto negli art. 32 e 13 della Costituzione, che affermano rispettivamente che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”e che “Non è ammessa forma alcuna di […] restrizione della libertà personale”, principi introdotti nella legge n. 833 del 23 dicembre 1978 “Istituzione del servizio sanitario nazionale” che all’art. 33 recita: “Gli accertamenti ed i trattamenti sanitari sono di norma volontari”. Nel numero speciale de “Il sole 24 ore” del 6 dicembre 2013, viene sottolineato come l’attuale complessità del sistema sanitario, le innovazioni tecnologiche e la crescente consapevolezza del paziente (dovuta anche alle sempre maggiore disponibilità di informazioni, purtroppo talvolta inesatte) determini la necessità di “giungere ad un ripensamento del consenso informato, come iter formativo del paziente e consumatore dei servizi sanitari e farmaci”.
Quest’articolo si vuole pertanto inserire in quest’ottica formativa del paziente, fornendo gli elementi essenziali per aiutare l’utente finale della prestazione sanitaria, e quindi anche della medicina di laboratorio, a comprendere i principi sui quali il clinico si può/deve basare per la scelta del trattamento sanitario ritenuto più appropriato e quindi a scegliere consapevolmente.
I principi basilari sui quali si basano le scelte cliniche riguardano la rilevanza clinica, la medicina basata sulle evidenze (EBM) e la centralità del paziente. In quest’articolo saranno spiegati questi principi e come, la loro comprensione, può consentire al paziente di discutere in maniera consapevole con il proprio medico le scelte terapeutiche proposte, fornendo un reale “consenso informato”.
La maggior parte delle persone concorda sul fatto che le innovazioni tecnologiche abbiano avuto l’importante conseguenza di migliorare lo stato di salute delle persone malate e di prevenire la comparsa di alcune malattie. L’EBM incoraggia l’utilizzo di procedure in grado di avere i maggior benefici nella maggior parte delle persone mentre la medicina basata sulla centralità del paziente consente di traslare queste informazioni sul singolo individuo alla ricerca della cura ottimale per lo stesso.
Il fatto di definire la medicina odierna come una medicina centrata sul paziente, basata sulle evidenze e focalizzata al raggiungimento dei risultati, potrebbe suscitare il dubbio che questa non sia diversa dall’approccio medico passato, ed in un certo senso questo è vero. Tuttavia, diversamente dalla medicina moderna, quella degli anni passati era caratterizzata da un approccio meno formalizzato e organizzato, spesso limitata all’esperienza di un singolo clinico e priva di un’effettiva analisi scientifica delle metodiche disponibili.
È importante chiarire che questo approccio moderno alla medicina non può prescindere dall’uso della medicina di laboratorio, della diagnostica per immagini e della farmacologia e che queste siano in continua crescita. Dopo anni di crescita esplosiva delle conoscenze e impatto positivo sulla cura dei pazienti, ora gli operatori sanitari hanno solo cominciato a gestire ed organizzare la grossa mole di conoscenze acquisite.
La standardizzazione delle procedure ed il miglioramento delle conoscenze sta consentendo anche una migliore gestione dei costi sanitari. L'EBM e l’outcome sul singolo paziente sono due degli elementi utilizzati dalla comunità medico-scientifica per misurare il valore della cure mediche, come i test ed i trattamenti, e per verificare la loro efficacia nel miglioramento della salute.
Sotto certi aspetti l’EBM e la centralità del paziente sono i due piatti della bilancia che il paziente ed il clinico devono cercare di equilibrare nella valutazione delle opzioni cliniche, al fine di bilanciare le informazioni ottenute dalle linee guida con i rischi e benefici, tenendo conto della storia clinica e personale del paziente, le tendenze culturali e religiose, i fattori e tutte le caratteristiche in grado di influenzare le decisioni. Nella sezione seguente verranno riportati alcuni esempi chiarificatori di questo concetto.
Indipendentemente dalla singola situazione, i pazienti ben informati e istruiti sulla propria salute e sulle relative decisioni sono avvantaggiati nel raggiungimento di questo equilibrio, con un vantaggio per il loro stato di salute. Anche se gli esempi qui riportati mostrano delle variazioni rispetto alle procedure basate sull’EBM, il coinvolgimento del paziente resta tuttavia vitale. Nel corso del tempo, la medicina richiederà sempre di più ai pazienti di prendere parte nelle scelte riguardanti gli esami ed i trattamenti a cui sottoporsi.
Esame
HbA1c per il monitoraggio del diabete
Outcome clinico desiderato
Diminuzione delle complicanze del diabete
Evidenza
Un buon controllo glicemico diminuisce il rischio di complicanze
Protocollo Standard
Utilizzo del test HbA1c per il monitoraggio dei livelli di glucosio
Centralità del paziente
I pazienti di nuova diagnosi possono tollerare controlli più serrati; i pazienti cronici, dopo anni di terapia, tendono a diminuire il controllo; pochi controlli sono migliori di nessun controllo
Outcome clinico ottenuto
Con un controllo glicemico più realistico, è possibile evitare gli effetti collaterali come l'ipoglicemia, grazie ad una migliore compliance del paziente
Le evidenze scientifiche raccolte nel corso degli anni indicano che il buon controllo glicemico è associato a minori complicanze. Per “buon controllo glicemico” s’intende di solito una concentrazione di HbA1c inferiore a 53 mmol/mol. Più recentemente è stato visto che è meglio impostare dei livelli desiderabili sulla base del singolo paziente. Una linea guida pubblicata nel 2012 dall’American Diabetes Association e dall’European Association for the Study of Diabetes, ha concluso che i pazienti di nuova diagnosi sono in grado di tollerare un controllo più serrato con livelli desiderabili inferiori. Le persone affette da anni dalla patologia invece, possono beneficiare di controlli meno frequenti e target più alti, in maniera particolare se a rischio di ipoglicemia. La variazione dei livelli desiderabili sulla base del singolo paziente può facilitare il controllo glicemico e migliorare la compliance del paziente. In questo caso quindi, l’interpretazione dei risultati e la terapia tengono conto non solo della EBM ma anche della centralità del paziente.
Esame
Screening del primo o secondo trimestre di gravidanza
Outcome clinico desiderato
Migliore gestione della gravidanza
Evidenza
La diagnosi precoce delle anomalie può migliorare la gestione della gravidanza e la cura del neonato
Protocollo Standard
Offrire lo screening a tutte le donne in gravidanza
Centralità del paziente
Alcune donne vogliono eseguire il test per rilevare eventuali anomalie del feto; altre preferiscono non farlo
Outcome clinico ottenuto
La paziente ha il controllo di decisione sanitaria
A tutte le donne in gravidanza, indipendentemente dalla storia personale e clinica, vengono offerti vari livelli di screening per la ricerca di anomalie cromosomiche. Possono essere eseguiti screening del primo o del secondo trimestre di gravidanza. Ciascuna paziente che sceglie di eseguire o non eseguire il test, è guidata da diverse necessità, scelte, valori e preferenze. Queste sovrastano le evidenze cliniche.
Esame
PSA
Outcome clinico desiderato
Diminuzione delle morti per cancro alla prostata, diminuzione di biopsie o procedure invasive non necessarie
Evidenza
I protocolli di screening eseguiti con il test del PSA non hanno diminuito il numero delle morti: i risultati falsamente positivi comportano l’esecuzione di biopsie dolorose; nel caso in cui venga rilevato il cancro, non vi è modo di sapere se si tratta di una forma a crescita lenta o aggressiva
Protocollo Standard
Non esiste un protocollo di consenso
Centralità del paziente
Alcuni uomini scelgono di sottoporsi allo screening, altri no; coloro che scelgono di effettuare lo screening e hanno un risultato positivo devono decidere riguardo la biopsia, il trattamento e/o l’attesa; le decisioni prese dipendono da come queste persone considerano il rischio: è meglio sapere o non sapere?
Outcome clinico ottenuto
I pazienti decidono sulla base della valutazione personale del rischio; vi sono studi in corso che possano differenziare tra cancro a crescita lenta e aggressivo
Questo è un esempio nel quale non vi è consenso nella comunità scientifica circa l’utilità dell’esecuzione test del PSA in uomini asintomatici. Le evidenze indicano che l’introduzione di questi protocolli di screening non ha diminuito il numero di morti per tumore alla prostata. Esiste la possibilità di avere risultati falsamente positivi cui conseguono approfondimenti diagnostici non necessari e dolorosi. Per questo motivo alcuni medici scoraggiano l’uso del test del PSA come test di screening, sebbene a questo riguardo sia fondamentale la scelta individuale.
NOTA: Questa sezione è basata sulla ricerca che utilizza le fonti qui citate insieme all’esperienza collettiva della Revisione Editoriale di Lab Tests Online. Questa sezione è periodicamente rivista dalla Revisione Editoriale e può essere aggiornata come risultato della revisione. Ogni nuova fonte citata sarà aggiunta alla lista e distinta dalle fonti originali.
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