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Correlazione tra obesità e gravità della malattia da COVID-19

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Ultima Modifica: 07.12.2020

In Italia, secondo l’indagine "Aspetti della vita quotidiana" condotta annualmente dall’Istat su un campione di circa 45.000 individui distribuiti sull’intero territorio nazionale, nel 2015 più di un terzo della popolazione adulta (35,3%) era in sovrappeso e una persona su dieci obesa (9,8%). Tale indagine tiene conto della classificazione OMS dell’indice di massa corporea (Body Mass Index, BMI).

Dalle ultime stime fornite dai Paesi Europei emerge che il sovrappeso e l’obesità affliggono, rispettivamente, il 30-70% e il 10-30% degli adulti.

L'obesità è una condizione clinica influenzata da numerosi fattori di rischio, quali stile di vita sedentario, ambiente, assunzione di farmaci, presenza di altre comorbidità e assetto genetico. L'obesità è ormai un problema di salute pubblica, poiché aumenta il rischio di sviluppare ipertensione, diabete di tipo 2, patologie cardiache, diversi tipi di cancro, steatoepatite non alcolica, depressione e ansia, oltre ad essere associata alla sindrome metabolica.

L’indice di massa corporea o body mass index (IMC o BMI) è un indice di obesità che viene utilizzato per classificare i vari gradi di peso nella popolazione adulta. Il BMI viene calcolato come rapporto tra il peso in Kg e il quadrato dell’altezza espressa in metri (kg/m2). Secondo i criteri di valutazione dello stato ponderale indicati dall’OMS, un BMI <18,50 kg/m2 è considerato sottopeso, un BMI compreso tra 18,5 e 24,99 kg/m2 è considerato normopeso, un BMI > 25 kg/m2 sovrappeso e un BMI > 30 kg/m2 è definito obesità.

Secondo i dati emersi dal sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), si conferma la presenza di un'associazione, in entrambi i generi, tra obesità, bassa istruzione e presenza di difficoltà economiche. In particolare, nelle donne con bassa istruzione la prevalenza dell’obesità è circa il doppio rispetto alle donne laureate.

Inoltre, l’obesità risulta essere associata alle differenze territoriali e all’età: in particolare, l’obesità passa dal 2,3% nella fascia di età 18-24 anni al 15,3% nella fascia tra i 65-74 anni.

Per quanto riguarda la ripartizione geografica, negli uomini non si osserva alcun gradiente, mentre nelle donne la prevalenza si conferma più elevata per le residenti nelle Regioni meridionali. Anche nei bambini sono stati registrati valori maggiori di obesità nelle Regioni del Sud, in particolari se con genitori che presentano un basso grado di istruzione.

Obesità e COVID-19

Numerosi studi scientifici hanno confermato la maggiore propensione delle persone obese e in sovrappeso, anche in giovane età, a sviluppare forme gravi della malattia da COVID-19. Tali soggetti, infatti, risultano esposti ad una maggiore probabilità di ricovero in terapia intensiva e ad un maggior rischio di mortalità.

La rivista Science ha pubblicato un articolo che riassume le informazioni emerse dai principali studi internazionali su questo tema, riferite a quasi 400 mila pazienti. I ricercatori hanno stabilito che le persone con obesità che contraggono SARS-CoV-2 hanno il 113% di probabilità in più di essere ricoverati rispetto alle persone normopeso. Inoltre, la probabilità di essere ricoverati in terapia intensiva risulta maggiore del 74%, mentre la percentuale di decessi è maggiore del 48%.

In Italia, sullo stesso tema, è stato realizzato unostudio su una casistica italiana di 500 pazienti ricoverati a causa del COVID-19. Questo studio ha confermato che l'obesità, anche in forma lieve, è associata ad un rischio significativamente maggiore di sviluppare forme gravi della malattia e di mortalità, suggerendo la necessità di includere nelle linee guida che identificano le categorie maggiormente a rischio anche soggetti affetti da obesità di ogni tipo, e non più solo con BMI >40 kg/m2.

Secondo alcuni esistono due principali fattori che rendono l'obesità una comorbidità predisponente al rischio di sviluppare forme gravi di COVID-19. In primo luogo, un forte eccesso ponderale è associato alla capacità di sviluppare una risposta immunitaria adattiva contro antigeni esterni, come il virus della SARS-CoV-2, con conseguente sviluppo di un'infiammazione eccessiva che può causare danno d'organo e difficoltà respiratorie. In secondo luogo, l’obesità rappresenta una situazione di pre-infiammazione, a causa della produzione di quantità superiori di citochine infiammatorie rispetto ai soggetti non obesi.

Fonti

Fonti utilizzate nella revisione corrente

Adult Obesity Prevalence Maps. U.S. Centers for Disease Control and Prevention. Available online at https://www.cdc.gov/obesity/data/prevalence-maps.html. Page last reviewed September 21, 2020. Accessed September 29, 2020.

Press release. New CDC data finds adult obesity is increasing. U.S. Centers for Disease Control and Prevention. Available online at https://www.cdc.gov/media/releases/2020/s0917-adult-obesity-increasing.html. Issued September 17, 2020. Accessed September 29, 2020.

Summary statement. Obesity, Race/Ethnicity, and COVID-19. U.S. Centers for Disease Control and Prevention. Available online at https://www.cdc.gov/healthequity/index.html. Page last reviewed September 17, 2020. Accessed September 29, 2020.

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