Per misurare e monitorare i livelli di vancomicina nel sangue.
Vancomicina
Ad intervalli regolari durante il trattamento con vancomicina.
Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio.
No, ma è importante attenersi alle istruzioni fornite riguardanti la cadenza dell’esecuzione del test che, di norma, viene eseguito subito prima dell'assunzione della dose successiva di farmaco (livello basale).
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Quali informazioni è possibile ottenere?
Questo esame viene utilizzato nel monitoraggio dei livelli di vancomicina nel sangue. In seguito all’assunzione di vancomicina, si assiste ad un iniziale incremento dei livelli ematici del farmaco, fino al raggiungimento del picco seguito dalla successiva diminuzione della concentrazione. Il momento in cui deve essere somministrata la dose successiva di farmaco corrisponde con il livello basale dello stesso nel circolo ematico.
Lo scopo del test è di valutare se il dosaggio e la posologia di vancomicina sono adeguati per il mantenimento delle concentrazioni all’interno della finestra terapeutica. Per questo motivo i prelievi di sangue per la misura della vancomicina ematica vengono generalmente effettuati in modo da valutare le concentrazioni minime e i picchi di concentrazione ematica del farmaco e quindi il suo corretto dosaggio e la velocità di eliminazione. La misura dei livelli minimi viene effettuata su un campione di sangue venoso prelevato subito prima della somministrazione della successiva dose del farmaco, mentre per la valutazione della concentrazione massima viene effettuato un prelievo dopo 1-2 ore dall’ultima somministrazione.
La misura della concentrazione minima e massima del farmaco viene spesso utilizzata per calcolare la velocità di assorbimento e di eliminazione del farmaco. Per maggiori informazioni consultare la pagina Monitoraggio Terapeutico dei Farmaci.
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Quando viene prescritto?
Non esiste un consenso diffuso sulla necessità e sulle tempistiche di esecuzione del test. Alcuni clinici richiedono la misura delle concentrazioni minime di vancomicina ad intervalli di qualche giorno. Altri richiedono la valutazione della concentrazione minima e massima di vancomicina ad intervalli regolari. Altri non ritengono sia necessario monitorare tutti i pazienti, ma solo quelli con un aumentato rischio di sviluppare un danno renale, che assumono altri farmaci, che hanno una ridotta funzionalità renale o che non rispondono al trattamento.
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Cosa significa il risultato del test?
Le linee guida internazionali raccomandano la sola misura dei livelli di concentrazione minimi di vancomicina, con valori che non devono essere inferiori ai 10 μg/mL e comunque all’interno dell'intervallo terapeutico di 15-20 μg/mL per infezioni significative. Tuttavia, molti clinici utilizzano diverse finestre terapeutiche in base al sito e alla gravità dell’infezione.
Se i livelli minimi sierici di vancomicina misurati sono al di sopra della concentrazione minima raccomandata, allora il paziente sta ricevendo una quantità sufficiente di farmaco da essere efficace. Nel caso in cui il paziente non risponda al trattamento, allora il clinico può decidere di prolungare la durata del trattamento o riconsiderare anche altre opzioni terapeutiche. Se i livelli massimi di concentrazione sono al di sotto dei livelli massimi raccomandati, allora il paziente trattato ha un minor rischio di sviluppare gli effetti collaterali legati alla nefrotossicità e/o ototossicità, ma potrebbe comunque sviluppare altri effetti collaterali. Le concentrazioni massime potrebbero variare in base alle modalità e tempistiche del prelievo e alle variazioni nella clearance del farmaco.
Se i livelli minimi e massimi di concentrazione sierica della vancomicina superano i livelli massimi raccomandati, allora il paziente è ad alto rischio di sviluppare nefrotossicità o ototossicità e sarà necessario variare la posologia e il dosaggio del farmaco.
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C’è altro da sapere?
La somministrazione per via endovenosa della vancomicina deve avvenire lentamente. Le persone alle quali il farmaco viene somministrato troppo velocemente rischiano di sviluppare una complicanza nota con il nome di “sindrome dell’uomo rosso”, una reazione istaminica sistemica che causa rossore del viso, eruzioni cutanee nella parte superiore del corpo e diminuzione significativa della pressione sanguigna.
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Perché la vancomicina non è usata più frequentemente?
La comunità medica raccomanda l’utilizzo moderato di vancomicina, riservandola a pochi pazienti in modo da limitare la possibile comparsa di microrganismi vancomicina-resistenti. Negli ultimi anni sono infatti emersi dei ceppi intermedi (con sensibilità diminuita alla vancomicina) di Staphylococcus aureus (chiamati VISA e VRSA; Vancomycin Intermediate/Resistant Staphylococcus aureus) e di enterococco (Vancomycin-Resistant Enterococcus o VRE).
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È necessario effettuare il test in caso di assunzione di vancomicina per via orale?
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La vancomicina può essere misurata tramite un dispositivo portatile?
Sebbene alcuni pazienti ricevano la terapia endovenosa di vancomicina tramite un servizio domiciliare operato dal personale sanitario, per il monitoraggio è necessario comunque rivolgersi ad un laboratorio con le attrezzature specializzate. Il personale sanitario che svolge il servizio domiciliare può però effettuare il prelievo prima di somministrare il farmaco e poi consegnare il campione al laboratorio.
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Esistono altri farmaci in grado di interagire con la vancomicina?
Alcuni farmaci interagiscono con la vancomicina. Pertanto è necessario comunicare al proprio medico l’assunzione di altri farmaci, in modo particolare di aminoglicosidi, amfotericina B, bacitracina, cisplatino, colistina, polimixina B, o viomicina. Questi farmaci possono aumentare il rischio di sviluppare gli effetti avversi come la nefrotossicità e l’ototossicità.