Per lo screening e la diagnosi di mononucleosi infettiva.
Test per la Mononucleosi
Quando il paziente, in particolare se in età adolescenziale, manifesta sintomi correlati alla mononucleosi, quali febbre, mal di gola, linfoadenopatia ed affaticamento.
Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio.
No, nessuna.
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Quali informazioni è possibile ottenere?
Il monotest viene utilizzato per ricercare la presenza degli anticorpi prodotti dal sistema immunitario in risposta all'infezione, come supporto alla diagnosi di mononucleosi infettiva.
In caso di sospetta mononucleosi, viene ricercata la presenza di due anticorpi prodotti in corso o in seguito all'infezione da EBV, noti come anticorpi eterofili. Gli anticorpi eterofili vengono sviluppati in circa il 40-60% dei pazienti affetti da mononucleosi nella prima settimana dall'infezione, e nell'80-90% dei pazienti entro la terza o quarta settimana. Solitamente, tali anticorpi risultano rilevabili per tre mesi, anche se possono persistere fino ad un anno dopo l'infezione.
Il monotest viene frequentemente richiesto insieme all’esame emocromocitometrico ed allo striscio di sangue, al fine di verificare se il numero di globuli bianchi (WBC) è aumentato e se è presente un numero significativo di linfociti attivati, caratteristiche distintive della mononucleosi.
Inoltre, può essere prescritto il test per lo Streptococco, da solo o insieme al monotest, per discriminare se il mal di gola manifestato dal paziente sia riconducibile alla presenza di un’infezione da Streptococco β-emolitico di gruppo A o da virus di Epstein-Barr (EBV).
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Quando viene prescritto?
Principalmente, il monotest viene richiesto quando il paziente, in particolare se in età adolescenziale o giovanile, manifesta sintomi riconducibili alla mononucleosi infettiva. Talvolta, i sintomi possono risultare simili a quelli manifestati in corso di influenza e raffreddore comune. Alcuni esempi di sintomi più comuni di mononucleosi includono:
- Febbre
- Mal di testa
- Mal di gola
- Gonfiore dei linfonodi localizzati nel collo e/o a livello ascellare
- Crescente stanchezza o affaticamento
Alcuni pazienti possono riportare ulteriori sintomi, quali:
- Mal di stomaco
- Ingrossamento della milza e/o del fegato
- Eruzioni cutanee
Se il monotest risulta negativo ma il sospetto clinico permane, è possibile ripetere il test.
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Cosa significa il risultato del test?
In pazienti sintomatici, i risultati del monotest indicano l'eventuale presenza di anticorpi eterofili.
Un risultato positivo indica la presenza di anticorpi eterofili e, insieme ad un aumentato numero di globuli bianchi, di linfociti attivati visibili allo striscio ed in presenza di sintomi correlati, contribuisce a stabilire la diagnosi di mononucleosi infettiva.
Un risultato negativo indica soltanto assenza dell’evidenza di infezione al momento del test. Tuttavia, se permane il sospetto clinico di mononucleosi infettiva, è possibile ripetere il monotest dopo una o più settimane. Se il monotest continua a risultare negativo, può essere eseguito l’esame per la ricerca degli anticorpi anti-EBV, per conferma o escludere la presenza di infezione da EBV. Questo test indica se il paziente è suscettibile all’EBV e se l’infezione riscontrata è recente, pregressa o riattivata.
Il riscontro di un risultato negativo al monotest richiede un’interpretazione attenta ed accurata:
- Se il paziente è sintomatico e sono presenti linfociti attivati, allora è probabile che il monotest sia stato eseguito in una fase precoce della malattia, prima dello sviluppo degli anticorpi eterofili. Altrimenti, è possibile che il paziente affetto appartenga ad una ristretta categoria di persone che non produce anticorpi eterofili. In questi casi, è possibile ripetere il monotest dopo alcune settimane e/o effettuare il test per gli anticorpi anti-EBV, per confermare o escludere la diagnosi di EBV
- La maggior parte dei bambini molto piccoli non producono anticorpi eterofili; pertanto, il monotest risulta negativo anche in presenza di infezione da EBV. Solitamente i bambini non vengono sottoposti al test, in quanto raramente manifestano sintomi correlati alla mononucleosi infettiva
- I pazienti con monotest negativo che presentano linfociti attivati scarsi o assenti, potrebbero essere stati infettati da altri microrganismi che causano sintomi simili a quelli della mononucleosi, come il Cytomegalovirus (CMV) o la Toxoplasmosi. Poiché tali infezioni, se contratte in gravidanza, possono causare complicanze gestazioni e danni al feto, è essenziale identificare la causa dell'eventuale processo infettivo del paziente. Inoltre, è importante discriminare tra il virus di Epstein-Barr ed il batterio Streptococcus pyogenes, responsabile della faringite streptococcica, al fine di individuare il trattamento adeguato. Infatti, l'infezione da Streptococco richiede la somministrazione di una terapia antibiotica, inefficace in caso di mononucleosi infettiva, di origine virale.
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C’è altro da sapere?
Il monotest è un esame rapido e di facile utilizzo; tuttavia, è specifico per gli anticorpi eterofili e non per l'EBV.
Il monotest può produrre risultati falsamente negativi (risultati negativi in presenza di mononucleosi infettiva) nei bambini di età inferiore ai 4 anni e se eseguito entro una o due settimane dall'infezione.
Più raramente, il monotest può produrre risultati falsamente positivi in pazienti affetti da patologie diverse dalla mononucleosi infettiva, quali:
- Leucemia
- Linfoma
- Tumore al pancreas
- Lupus eritematoso sistemico
- Infezione da HIV
- Rosolia
- Herpes symplex
Gli anticorpi eterofili diminuiscono dopo circa quattro settimane dalla comparsa della malattia. Il monotest si negativizza con la risoluzione dell’infezione.
Non sono previste particolari precauzioni prima dell'esecuzione del test.
Il test può essere eseguito su un campione di sangue venoso prelevato dal braccio o su una goccia di sangue capillare.
Durante il prelievo venoso viene posizionato il laccio emostatico nella parte superiore del braccio, per favorire il reperimento della vena. Per prevenire eventuali infezioni, viene eseguita la disinfezione della zona del prelievo e successivamente inserito l'ago. Il prelievo può richiedere qualche minuto e causare un lieve fastidio legato alla puntura.
Il campione di sangue capillare viene ottenuto pungendo la punta del dito tramite una lancetta (piccolo ago).
Al termine della raccolta del campione di sangue, viene applicata una garza sterile sul sito della puntura ed esercitata una leggera pressione per prevenire eventuali emorragie e consentire una rapida guarigione.
Questo tipo di prelievo viene eseguito routinariamente e non comporta alcun rischio; non sono previste restrizioni circa le attività che possono essere svolte dopo la raccolta dei campioni.
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Quanto è grave l’infezione da mononucleosi?
Solitamente i sintomi della malattia si risolvono con un trattamento di supporto, che prevede riposo ed apporto di liquidi per circa 1-4 mesi. Talvolta, il paziente può riportare ingrossamento della milza e/o del fegato. In tal caso, è opportuno limitare l'attività fisica fino al ritorno alle dimensioni normali. Raramente, si assiste a problemi cardiaci o al coinvolgimento del sistema nervoso centrale. Negli individui di sesso maschile che presentano mutazioni nel gene della XLP (sindrome linfoproliferativa legata al cromosoma X), la mononucleosi infettiva può causare insufficienza epatica grave, potenzialmente letale.
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Perché la mononucleosi viene chiamata “malattia del bacio”?
La mononucleosi viene trasmessa tramite il contatto con la saliva di una persona infetta, ad esempio durante un bacio. Tuttavia, il bacio non è indispensabile per contrarre l’infezione, che può essere trasmettere attraverso la saliva presente su bicchieri, giocattoli per bambini, bottiglie d’acqua, spazzolino da denti e mani. Raramente, il virus diffonde tramite l'aria o il sangue. Il periodo di incubazione, ovvero il tempo intercorso tra il contagio e la comparsa dei sintomi, è di 4-6 settimane.
Il paziente affetto risulta infettivo (capace di diffondere l’infezione) per alcune settimane. La maggior parte dei soggetti sani che sono stati precedentemente infettati sono in grado di trasmettere il virus in modo intermittente nel corso della loro vita. In tal caso, l'esecuzione dei test per la mononucleosi risulta inutile. Per questo motivo prevenire il contagio da EBV è pressoché impossibile; la maggior parte della popolazione entra in contatto con EBV entro i 40 anni, senza necessariamente sviluppare la mononucleosi.
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Il virus dell’Epstein-Barr causa la sindrome da affaticamento cronico?
Attualmente non esistono evidenze circa la correlazione tra l'infezione da EBV e la sindrome da affaticamento cronico. Per maggiori informazioni a riguardo, visitare la sezione "Sindrome da affaticamento cronico" sulla pagina web del Centers for Disease Control and Prevention.
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La mononucleosi può essere contratta più di una volta?
Sì. Sebbene solitamente i sintomi della mononucleosi scompaiano dopo 1-2 mesi, l'EBV rimane inattivo in poche cellule dell'organismo per il resto della vita del paziente. Periodicamente, il virus può riattivarsi, e si ritrova comunemente nella saliva dei soggetti infetti. Solitamente, tale riattivazione non è accompagnata dalla manifestazione di sintomi correlati alla malattia.
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L'EBV può causare altre malattie gravi?
L'EBV è stato correlato a determinate tipologie di tumore, quali il linfoma di Burkitt, il linfoma di Hodgkin, il carcinoma nasofaringeo ed il linfoma correlato all’AIDS. Sono tuttora in corso ulteriori studi per stabilire il possibile legame con altre forme tumorali. L’incidenza di tali malattie è rara e, nella maggior parte dei casi, il linfoma di Burkitt ed il carcinoma nasofaringeo si verificano al di fuori del mondo occidentale.