Parvovirus B19
Nel caso in cui una donna in gravidanza sia stata esposta o abbia un’infezione da parvovirus B19 in atto; nel caso in cui un paziente, in modo particolare se immunocompromesso, presenti anemia grave e persistente.
Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio per la ricerca di anticorpi anti-parvovirus B19; per la ricerca diretta del virus il campione può essere un campione di sangue o raramente di midollo osseo; talvolta può essere prelevato un campione di sangue cordonale o di liquido amniotico al fine di valutare l’infezione del feto.
No, nessuna.
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Come viene raccolto il campione per il test?
Il campione richiesto dipende dal tipo di test che deve essere eseguito e dallo stato di salute del paziente. La ricerca di anticorpi anti-B19 richiede un campione di sangue venoso prelevato dal braccio. La ricerca del materiale genetico virale può essere effettuata su sangue o, più raramente, su un campione di midollo osseo prelevato tramite biopsia osteomidollare o agoaspirato.
Nel caso di donne in gravidanza a rischio di passare l’infezione al feto, può essere prelevato un campione di sangue cordonale o di liquido amniotico. Il campione di sangue cordonale è ottenuto guidando l’ago per il prelievo all’interno della vena del cordone ombelicale tramite l’ausilio delle immagini ecografiche. Il campione di liquido amniotico viene prelevato tramite amniocentesi, inserendo un ago all’interno del sacco amniotico.
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Esiste una preparazione al test che possa assicurare la buona qualità del campione?
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Quali informazioni è possibile ottenere?
Il test del parvovirus B19 di solito non viene utilizzato per testare le persone con sintomi lievi o prive di complicanze. Viene di solito effettuato per rilevare un’infezione in atto o determinare lo stato immunitario di una persona con un alto rischio di complicanze dovute a questa infezione, come i pazienti affetti da anemia falciforme. Esistono diversi metodi per rilevare l’infezione da parvovirus B19:
Test anticorpale
In seguito all’infezione del parvovirus B19, vengono prodotti due anticorpi: IgM e IgG. Le IgM vengono prodotte per prime in risposta all’infezione da parvovirus B19. Nella maggior parte delle persone sono in quantità rilevabili entro una o due settimane dalla prima esposizione, raggiungendo un picco massimo per poi diminuire progressivamente. Le IgG vengono prodotte qualche settimana dopo e forniscono una protezione a lungo termine. I livelli di IgG aumentano durante l’infezione attiva per poi stabilizzarsi alla sua risoluzione. Dopo l’esposizione al parvovirus B19, i livelli di IgG anti-B19 rimangono rilevabili per tutto il corso della vita.
La ricerca di anticorpi anti-B19 può essere effettuata per determinare lo stato immunitario in una donna in gravidanza a rischio per essere stata a contatto con persone infette o con sintomi di un’infezione attiva. Inoltre può essere richiesto in persone con anemia cronica o acuta o con dolore articolare persistente probabilmente dovuto all’infezione da parvovirus B19. Confrontando la presenza/assenza delle IgG e delle IgM nello stesso campione, il clinico può distinguere tra un’infezione attiva, recente o pregressa. Questo test di solito non viene effettuato nei bambini con evidenti sintomi di quinta malattia e, data l’alta diffusione del virus e l’entità lieve dei sintomi nella popolazione generale sana, non viene utilizzato come test di screening nella popolazione.
Ricerca del materiale genetico virale
La ricerca del materiale genetico virale (DNA) viene effettuata di solito in un campione di sangue o, più raramente, in un campione di midollo osseo, sangue cordonale o liquido amniotico. La ricerca del DNA virale viene perlopiù effettuata per la rilevazione di un’infezione attiva in persone immunocompromesse con anemia acuta o persistente. Queste persone spesso non sono in grado di produrre quantità sufficienti di anticorpi in grado di essere rilevati e di risolvere l’infezione. Il test viene inoltre utilizzato per rilevare la presenza del virus in bambini nati da madre infetta o esposta durante la gravidanza.
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Quando viene prescritto?
Il test del parvovirus B19 di solito non viene richiesto per i bambini con le caratteristiche eruzioni cutanee poiché queste sono sufficienti per il clinico per diagnosticare l’infezione. In generale, la maggior parte delle persone che hanno o che hanno avuto un’infezione da parvovirus B19 non necessitano del test, poiché la malattia dura dai 5 ai 7 giorni e con sintomatologia lieve.
Il test anticorpale per la ricerca di IgM e IgG anti-B19 può essere richiesto nelle donne in gravidanza con sintomi parainfluenzali e/o che sono state a contatto con qualcuno con un’infezione da parvovirus B19 attiva per determinare se sia presente un’infezione attiva, passata o pregressa. In alcuni casi, il test del DNA può essere richiesto su campioni di origine fetale (liquido amniotico o sangue cordonale).
Il test anticorpale e/o la ricerca del materiale genetico virale, possono essere richiesti nel caso in cui un paziente presenti anemia acuta o persistente o dolore articolare che il clinico sospetti essere dovuti a parvovirus B19. La ricerca del materiale genetico virale viene richiesta in genere per testare le persone immunocompromesse.
La persistenza dei sintomi nonostante la negatività del test, può comportare la ripetizione dello stesso. Inoltre il test anticorpale può essere effettuato ad intervalli di tempo prestabiliti per valutare l’eventuale variazione nella concentrazione degli anticorpi.
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Cosa significa il risultato del test?
Test anticorpale
La presenza delle IgM e delle IgG nello stesso campione indica la verosimile presenza di un’infezione attiva o recente. Questa interpretazione può essere confermata misurando i livelli di IgG dopo 2 o 3 settimane. La presenza di livelli elevati di IgG non è così indicativa come l’evidenza di una tendenza all’aumento degli stessi. L’aumento di 4 volte della concentrazione iniziale di IgG tra il primo e il secondo campione infatti è indicativo per la presenza di un’infezione attiva o recente.
La presenza delle sole IgM è indicativa di un’infezione molto recente. La presenza delle sole IgG invece è indicativa di un’infezione pregressa ma dell’avvenuta immunizzazione.
La negatività per entrambi gli anticorpi indica invece che la persona non è mai stata esposta al parvovirus B19 e che pertanto non è immune ad esso. Il riscontro negativo del test in una donna in gravidanza esposta al virus richiede uno stretto monitoraggio ad opera del medico curante.La negatività al test in pazienti sintomatici può indicare la presenza di un’altra patologia con sintomatologia simile a quella dovuta all’infezione da parvovirus B19 o la mancata risposta da parte del sistema immunitario del paziente, incapace di produrre quantità sufficienti di anticorpi. Questo può accadere in persone immunocompromesse per le quali deve quindi essere richiesta la ricerca del materiale genetico virale.
Ricerca del materiale genetico virale
La rilevazione del DNA virale indica la presenza di un’infezione attiva ad opera del parvovirus B19. Un risultato negativo però non è in grado di escludere l’infezione poiché potrebbe essere dovuto alla presenza di quantità insufficienti di virus nel campione.
L’infezione fetale viene di solito rilevata tramite la ricerca del materiale genetico virale in campioni materni o provenienti dal feto.
La ricerca del materiale genetico virale viene effettuata tramite il test PCR ed è un metodo ottimo per la rilevazione di infezioni croniche in pazienti immunocompromessi con quantità non rilevabili di anticorpi anti-B19.
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C’è altro da sapere?
Talvolta, insieme al test del parvovirus B19 può essere richiesta la conta reticolocitaria al fine di valutare la produzione degli eritrociti nel midollo osseo. Questo test misura la quantità di eritrociti immaturi, chiamati reticolociti, presenti nel circolo ematico. Poiché il parvovirus B19 inibisce la produzione eritrocitaria, durante un’infezione attiva viene rilevata una diminuzione della quantità di reticolociti circolanti.
Queste infezioni sono di solito auto-limitanti nei soggetti sani. Talvolta può essere somministrata una terapia per la diminuzione dei sintomi e, se necessario, per l’anemia.
Se una donna contrae l’infezione durante una gravidanza, deve essere costantemente monitorata per alcune settimane tramite l’esecuzione periodica di ecografie. Nella maggior parte dei casi il feto non subisce conseguenze. Talvolta possono svilupparsi idrope fetale o grave anemia che può talvolta essere risolta tramite una trasfusione di sangue al feto. L'infezione da parvovirus B19 non dovrebbe causare difetti alla nascita.
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Il parvovirus B19 è lo stesso in grado di infettare cani e gatti? È possibile contrarre l’infezione dal proprio animale domestico?
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Esistono delle precauzioni per prevenire l’infezione da parvovirus B19?
Non esistono vaccini disponibili. Il virus può essere trasmesso tramite il contatto stretto e molte persone possono essere infettive nonostante l’assenza di sintomi. Tuttavia, un’attenta igiene, come la detersione accurata delle mani, e l’abitudine di coprire bocca e naso in caso di colpi di tosse o starnuti, possono essere valide abitudini per prevenire la diffusione del virus. La maggior parte delle persone contraggono l’infezione in età pediatrica.
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Il test può essere eseguito ambulatorialmente?