Micoplasma
Nel caso in cui il clinico sospetti, sulla base dei sintomi del paziente, la presenza di infezioni da micoplasma dell’apparato respiratorio; in presenza di infezioni genitali che potrebbero essere causate da micoplasma o ureaplasma (un tipo particolare di micoplasma).
No, nessuna.
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Come viene raccolto il campione per il test?
Il campione richiesto dipende dal metodo utilizzato e dallo stato di salute del paziente:
- Il test anticorpale richiede un campione di sangue, ottenuto tramite il prelievo da un braccio
- La ricerca diretta del micoplasma può essere effettuata su molteplici campioni. Per le infezioni respiratorie, il campione può essere costituito da escreato, lavaggio bronchiale o tampone faringeo. Per le infezioni sistemiche può essere invece richiesto un campione di sangue, di liquido sinoviale o di altri liquidi e tessuti dell’organismo utilizzabili per l’esame colturale. La raccolta di alcuni tipi di campioni richiede procedure speciali. La rilevazione delle infezioni genitali richiede invece un tampone ottenuto dalla cervice o dall’uretra.
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Quali informazioni è possibile ottenere?
I test del micoplasma vengono utilizzati in primo luogo per determinare se un’infezione delle vie aeree è causata da Mycoplasma pneumoniae. Possono però essere utilizzati anche per accertare la diagnosi di un’infezione sistemica.
Test ematologici per la ricerca di anticorpi anti-M. pneumoniae
In risposta ad un’infezione di M. pneumoniae possono essere prodotti dall’organismo due tipi di anticorpi, IgM e IgG, rilevabili nel circolo ematico.
- Le IgM sono le prime ad essere prodotte in risposta all'infezione; i loro livelli aumentano per un breve periodo per poi diminuire pur rimanendo in quantità rilevabili per alcuni mesi.
- La produzione delle IgG segue quella delle IgM, aumentando nel tempo fino a stabilizzarsi. Una volta che una persona è stata infettata dal micoplasma, presenterà quantità rilevabili di IgG per il resto della sua vita.
Per la diagnosi di un’infezione attiva di M. pneumoniae, il clinico può richiedere un primo prelievo durante la fase acuta da utilizzare per la misura delle IgG e delle IgM, seguito da un secondo prelievo effettuato a distanza di alcune settimane utile per confrontare i livelli delle immunoglobuline nella fase convalescente. Questo approccio non solo permette di valutare le variazioni nella quantità di IgG presenti ma rappresenta anche un valido ausilio diagnostico nelle persone nelle quali la compromissione del sistema immunitario determina la presenza di quantità di immunoglobuline inferiori all’atteso.
Ricerca diretta
La rilevazione di M. pneumoniae viene effettuata ricercando il microrganismo nelle secrezioni dell’apparato respiratorio, nel sangue e nei fluidi o tessuti corporei. Questa può essere effettuata tramite l’esame colturale e quindi la crescita del microrganismo in un appropriato mezzo di coltura, o tramite la ricerca del materiale genetico (DNA).
L’esame colturale del micoplasma rappresenta il metodo tradizionale per la rilevazione di questo microrganismo, ma non è privo di problemi. Esso infatti richiede l’utilizzo di un terreno di coltura specializzato nel quale incubare il campione ottenuto dal paziente. Il micoplasma non è infatti in grado di crescere bene nei terreni di coltura utilizzati comunemente. La mancanza della parete cellulare inoltre non consente l'utilizzo della colorazione di Gram.
Esistono dei terreni di coltura in grado di promuovere la crescita di alcuni microrganismi caratterizzati da una velocità di crescita scarsa, come il micoplasma. A causa della scarsa velocità di crescita di questo microrganismo, la conferma di un risultato negativo per l’esame colturale di M. penumoniae richiede almeno 3-4 settimane (in confronto ai 2-4 giorni necessari per la maggior parte dei batteri). Il test anticorpale e la ricerca del materiale genetico del microrganismo possono pertanto essere richiesti a fianco dell’esame colturale, poiché in grado di fornire risultati in tempi più brevi.
Il test del DNA è rapido e sensibile ma non viene utilizzato largamente per la diagnosi dell’infezione da micoplasma. Sono tuttavia sempre più diffusi dei test in grado di rilevare un pannello di patogeni, tra i quali M. pneumoniae, responsabili delle infezioni delle vie aeree. Tuttavia, la rilevazione del materiale genetico del patogeno non consente di confermare la presenza di un'infezione attiva. Il DNA del micoplasma può essere rilevabile anche dopo la scomparsa dei sintomi, quando l’organismo non è più vitale.
Il test del DNA per la ricerca di M. pneumoniae può talvolta essere richiesto insieme ai test per la rilevazione di Chlamydia pneumoniae, Bordetella pertussis o Legionella, al fine di effettuare diagnosi differenziale tra questi microrganismi responsabili di infezioni respiratorie.
Talvolta il test può essere richiesto per la diagnosi di un’infezione delle aree genitali o del tratto urinario ad opera di Mycoplasma hominis, Mycoplasma genitalium o Ureaplasma urealyticum. In genere la ricerca di M. hominis e U. urealyticum viene effettuata tramite esame colturale e richiede molti giorni. Il M. genitalium necessita invece di circa 1-2 mesi per crescere, pertanto la sua presenza viene di solito valutata tramite il test molecolare per la ricerca del DNA.
La scelta dei test e del tipo di campione raccolto dipende dall’età del paziente, dallo stato di salute generale e dal sospetto clinico sulla base dei sintomi e degli organi interessati. Una persona con una sospetta infezione da micoplasma può cominciare il trattamento indipendentemente dai risultati di laboratorio, sulla base dei sintomi clinici e degli esami di diagnostica per immagini.
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Quando viene prescritto?
I test per M. penumoniae possono essere richiesti nel caso in cui un paziente presenti sintomi di gravi difficoltà respiratorie non dovute ad una delle infezioni tipiche dell’apparato respiratorio, come nel caso della polmonite pneumococcica. Alcuni di questi sintomi includono:
- Tosse secca ma persistente anche per alcune settimane
- Febbre
- Faringotonsillite
- Cefalea e dolori muscolari
I test possono inoltre essere richiesti nel caso in cui l’infezione si diffonda alle basse vie respiratorie o ad altri distretti dell’organismo, causando complicazioni come eruzioni cutanee, artrite, encefalite, infiammazione dei muscoli cardiaci o della parete cardiaca o anemia emolitica, e nel caso in cui il paziente non risponda alle terapie convenzionali. Infine questi test possono essere utili nella valutazione di un’epidemia, per il controllo della diffusione dell’agente patogeno.
Oltre a M. penumoniae possono essere testate altre specie di micoplasma, nel caso in cui nei neonati o in persone immunocompromesse si sviluppino infezioni polmonari e/o sistemiche imputabili al micoplasma.
In linea generale, il test anticorpale per la ricerca di IgG e IgM viene richiesto nel caso in cui il clinico sospetti la presenza di un’infezione attiva di M. pneumoniae; in questo caso viene poi effettuata la ripetizione della misura delle sole IgG dopo 2-4 settimane per la conferma dell’innalzamento dei livelli anticorpali in risposta all’infezione. In presenza di un sospetto di infezione attiva possono essere richiesti anche il test colturale e molecolare.
I micoplasmi sono frequentemente parte della normale flora batterica residente nelle aree genitali, pertanto il test su campioni prelevati in sede genitale viene effettuato raramente. Tuttavia, in pazienti maschi sessualmente attivi con sintomi di infiammazione dell’uretra non dovuti a gonorrea o clamidia (uretrite non gonococcica) o in donne nelle quali si sospetti la presenza di un’infezione da micoplasma, per la negatività ai test per la gonorrea e la clamidia, è possibile richiedere i test del micoplasma per la ricerca di M. hominis e U. urealyticum.
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Cosa significa il risultato del test?
Test anticorpale
Livelli elevati di IgM anti-M. pneumoniae e/o un significativo aumento delle IgG tra il campione iniziale e il campione della fase convalescente, indicano la presenza di un’infezione da M. pneumoniae attiva o recente. L’aumento di IgG senza le IgM, può indicare una re-infezione.
L’assenza di IgG e di IgM anti-micoplasma indica l’assenza dell’infezione attiva o pregressa o anche l’incapacità del sistema immunitario del paziente di produrre anticorpi in risposta all’infezione.
Ricerca diretta
La rilevazione in coltura di uno o più micoplasmi o di U. urealyticum, può indicare la presenza di un’infezione da micoplasma, in modo particolare se il campione testato proviene da un distretto dell’organismo teoricamente sterile, come il liquido sinoviale o il sangue. Tuttavia, per quanto riguarda i campioni provenienti dalle regioni dell’apparato respiratorio o genitale, la positività può indicare la presenza del micoplasma appartenente alla normale flora batterica residente. Per esempio, l’U. urealyticum è presente in circa il 60% degli uomini sani mentre il M. hominis in circa il 20%.
Nel caso in cui il micoplasma non venga rilevato in coltura, allora il microrganismo potrebbe non essere presente nel campione o essere presente in quantità troppo piccole per essere rilevabili.
Per quanto riguarda il test molecolare, la presenza del DNA di M. pneumoniae, indica la presenza del microrganismo come agente infettivo o come flora batterica residente. L’assenza del materiale genetico del micoplasma indica l’assenza dell’infezione o la presenza del micoplasma in quantità troppo piccole per essere rilevabili.
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C’è altro da sapere?
L’infezione da micoplasma può comportare la comparsa di sintomi analoghi a quelli di un’infezione virale, ma responsivi alla terapia antibiotica con la conseguente diminuzione della durata dei sintomi.
L’infezione da micoplasma non ne conferisce l’immunità, pertanto questa può essere nuovamente contratta.
I micoplasmi non sono visibili al microscopio tramite la colorazione di Gram, tecnica spesso usata per l’identificazione dei batteri.
L’infezione da M. pneumoniae può essere rilevata anche tramite l’utilizzo di un vecchio test chiamato test delle agglutinine fredde. Questo test si basa sul fatto che durante un’infezione micoplasmatica, viene prodotto un anticorpo in grado di produrre l’agglutinazione degli eritrociti, se posti a freddo. Questo test non è specifico per il micoplasma ma più della metà delle persone infettate con M. pneumoniae presenta grandi quantità di agglutinine fredde.
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Perché non si sente parlare spesso di micoplasmi?
I micoplasmi sono una delle cause comuni ma spesso non identificate delle infezioni respiratorie. Come i virus che causano il comune raffreddore, i micoplasmi sono in grado di causare sintomi analoghi al raffreddore da lievi a moderati, non specifici e spesso autolimitanti che quindi si risolvono senza la necessità di un trattamento o la prescrizione di terapia antibiotica.
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L’infezione da micoplasma può essere evitata?
I micoplasmi sono specie batteriche molto diffuse nell’ambiente e pertanto l’infezione è difficilmente prevenibile. Le epidemie da Mycoplasma pneumoniae possono diffondersi tramite le gocce di saliva e possono pertanto essere evitate tramite l’accurata detersione delle mani, la copertura del naso e della bocca in caso di colpi di tosse o starnuti, la limitazione del contatto con persone malate. La trasmissione dei micoplasmi sessualmente trasmissibili può essere prevenuta tramite le stesse misure adottate per la prevenzione della trasmissione delle malattie sessualmente trasmissibili. Le infezioni trasmesse da madre al figlio sono invece difficilmente prevenibili.
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Il test del micoplasma può essere effettuato ambulatorialmente?