Per il monitoraggio della terapia con eparina non frazionata (ENF), fondaparinux e, talvolta, eparina a basso peso molecolare (EPBM).
Attività anti-Xa
In corso di terapia eparinica (ENF, fondaparinux o EPBM) e nel caso in cui il clinico voglia misurare la quantità di eparina presente nel circolo sanguigno del paziente.
Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio.
No, nessuna.
-
Come viene raccolto il campione per il test
-
Esiste una preparazione al test che possa assicurare la buona qualità del campione?
-
Quali informazioni è possibile ottenere?
Il test dell’attività anti-Xa viene utilizzato talvolta nel monitoraggio della terapia con eparina standard non frazionata (ENF), sebbene il test primario nel monitoraggio dell’eparina non frazionata sia l’aPTT. La misura dell’attività anti-Xa può essere utilizzata in pazienti con “resistenza all’eparina”, che quindi non rispondono nella maniera attesa all’ENF o con patologie sottostanti come la disfunzione epatica o che presentino fattori interferenti con il test aPTT, come i LAC (lupus anticoagulant).
Di solito la terapia con fondaparinux e con eparina a basso peso molecolare (EBPM) non viene monitorata, anche se in certi casi il clinico può richiedere il test anti-Xa. Questi casi includono le donne in gravidanza, le persone obese (con un peso corporeo >100 Kg), i pazienti molto giovani o anziani e coloro che sono affetti da patologie renali. Sia l’EBPM che il fondaparinux vengono eliminati al livello renale, pertanto la presenza di qualsiasi patologia che interessi la funzionalità renale può diminuirne l’eliminazione e quindi aumentarne la concentrazione ematica in maniera tale da richiedere un monitoraggio per prevenire la comparsa di eventi emorragici. -
Quando viene prescritto?
Il test dell’attività anti-Xa non viene richiesto di routine ma può essere richiesto nel caso in cui il clinico voglia misurare la quantità di ENF, EBPM o fondaparinux nel sangue.
Può essere richiesto periodicamente in corso di terapia con ENF, in modo particolare nelle persone che non rispondono secondo l’atteso alla terapia o nel caso in cui il risultato dell’aPTT non sia risolutivo.
Nel caso in cui il test venga utilizzato nel monitoraggio della terapia con EBPM o fondaparinux, il test dell’attività anti-Xa viene richiesto, nella fase iniziale, al picco, ossia al momento della massima concentrazione ematica del farmaco che, di solito, è dopo 4 ore dalla somministrazione di EBPM e 3 ore per il fondaparinux. Il test può essere eseguito in maniera casuale o “a valle” (momento di minima concentrazione ematica, di solito subito prima dell’assunzione della dose di farmaco successiva), nel caso in cui il clinico sospetti che il farmaco non venga smaltito secondo i tempi standard. -
Cosa significa il risultato del test?
Il risultato del test anti-Xa deve essere valutato in accordo con il tipo di eparina assunta (ENF, EBPM o fondaparinux), il momento del prelievo (a picco o a valle) e la patologie per la quale la persona viene trattata. I risultati possono variare tra laboratori diversi e pertanto non sono interscambiabili. Anche gli intervalli di riferimento pertanto sono variabili.
In linea generale, in corso di terapia eparinica (ENF, EBPM o fondaparinux), la presenza di un risultato all’interno degli intervalli di riferimento indica la bontà del protocollo terapeutico, e quindi la mancanza di rischi trombotici, emorragici o di altre complicanze. In questi caso il dosaggio viene considerato adeguato.
Se il test anti-Xa fornisce un risultato alto, allora il paziente potrebbe aver assunto quantità eccessive di farmaco o potrebbe non essere in grado di eliminare il farmaco alla velocità attesa con il conseguente rischio aumentato per eventi emorragici.
La presenza di un risultato più basso dell’atteso invece indica la necessità di aumentare il dosaggio del farmaco al fine di prevenire la comparsa di episodi trombotici. -
C’è altro da sapere?
-
Quanto dura la terapia eparinica?
La terapia con eparina non frazionata viene di solito somministrata per brevi periodi. L’uso a lungo termine di una terapia anticoagulante prevede l’uso di altri farmaci come il warfarin. Durante la gravidanza però viene raccomandato l’uso dell’eparina ma in genere la necessità della terapia si interrompe al momento del parto. Dopo il parto, nel caso sia ancora necessaria la somministrazione di una terapia anticoagulante, allora il clinico può decidere se prescrivere l’eparina a basso peso molecolare o il warfarin.
-
È necessario informare gli operatori sanitari di essere sotto terapia eparinica?
-
Come vengono monitorati i nuovi farmaci anticoagulanti orali?
I nuovi farmaci anticoagulanti orali includono gli inibitori diretti della trombina (es. dabigatran) e del fattore Xa (es. rivaroxaban e apixaban). Il monitoraggio di questi farmaci non è richiesto. Nel caso in cui il clinico lo ritenga necessario, può essere utilizzato il test dell’attività anti-Xa.