Per rilevare livelli elevati di acido lattico nel sangue, come indicatore di ipossia (mancanza di ossigeno) o della presenza di altre patologie responsabili della produzione eccessiva o dell’eliminazione insufficiente di acido lattico dal circolo sanguigno; questo test non è utilizzato nella valutazione dello stato di salute complessivo.
Acido Lattico
In presenza di sintomi indicativi della mancanza di ossigeno o dell’alterazione del normale pH ematico come respiro accelerato, nausea o sudorazione; nel caso in cui il clinico sospetti la presenza di sepsi, shock, attacco cardiaco, grave scompenso cardiaco congestizio, scompenso renale o trattamento inadeguato del diabete; nel caso in cui il clinico sospetti la presenza di una patologia metabolica ereditaria o di un disordine mitocondriale; in presenza di sintomi di acidosi lattica, come alito dall'odore dolce, dolore alla pancia, stato confusionale o pelle fredda e appiccicosa.
Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio; talvolta un campione di sangue arterioso prelevato tramite l'inserimento di un ago in un'arteria e, raramente, un campione di liquido cefalorachidiano raccolto tramite una procedura chiamata rachicentesi.
Il prelievo viene di solito eseguito senza l'utilizzo del laccio emostatico o con un laccio emostatico che non viene rilasciato durante il prelievo di sangue. L'uso del laccio emostatico, il rilascio e il serraggio del pugno possono aumentare i livelli di lattato nel campione di sangue.
In genere non è necessaria alcuna preparazione. Può essere richiesto il riposo per alcune ore prima del prelievo. Raramente può essere richiesto il digiuno da cibo e acqua nelle 8-10 ore precedenti.
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Quali informazioni è possibile ottenere?
La misura del lattato viene richiesta in primo luogo per la rilevazione dell’acidosi lattica, una patologia nella quale i livelli di acido lattico sono tali da distruggere l’equilibrio acido-base dell’organismo.
- L’acidosi lattica è di solito causata da condizioni di ipossia. Questo esame può essere richiesto per valutare lo stato di ipossia o di acidosi lattica in pazienti con patologie come lo shock o lo scompenso cardiaco congestizio, in grado di determinare una diminuzione dei livelli di ossigeno portati alle cellule e ai tessuti. Può essere richiesto insieme all’emogasanalisi nella valutazione dell’ossigenazione e dello stato acido/base del paziente.
- L’acidosi lattica può essere conseguenza anche di altre patologie non correlate con la quantità di ossigeno presenti; il test può essere quindi utilizzato in pazienti affetti da patologie in grado di aumentare i livelli di lattato e che mostrano segni e sintomi di acidosi. Può essere richiesto insieme ad altri test come l’emocromo e le analisi biochimico-cliniche volte alla determinazione della funzionalità epatica o renale e dello stato metabolico complessivo.
- La misura dell’acido lattico può essere richiesta anche nelle valutazioni preliminari di pazienti con sospetta sepsi. In genere, la presenza di livelli elevati di acido lattico determina la somministrazione immediata della terapia poiché il trattamento tempestivo aumenta le probabilità di recupero.
- La misura di acido lattico può essere anche richiesta ad intervalli regolari per il monitoraggio dell’ipossia e della risposta al trattamento in persone trattate per patologie acute, come la sepsi, lo shock o l’attacco cardiaco, o croniche come il grave scompenso cardiaco congestizio.
La misura del lattato nel liquor può invece essere richiesta, insieme a quella del sangue, per la diagnosi differenziale tra meningite batterica e virale.
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Quando viene prescritto?
Il test del lattato viene prescritto nel caso in cui un paziente presenti segni e sintomi di ossigenazione inadeguata (ipossia) come:
- Fiato corto
- Affanno
- Pallore
- Sudorazione
- Nausea
- Debolezza muscolare
- Dolore addominale
- Coma
Il test può essere richiesto nel caso in cui il clinico sospetti la presenza di sepsi, shock, attacco cardiaco, grave insufficienza cardiaca congestizia, insufficienza renale o diabete scompensato.
La misura del lattato può essere utilizzata come indice dello stato di salute complessivo di un paziente. Nel caso sia aumentato in maniera significativa, allora può essere richiesto ad intervalli regolari per monitorare la condizione di salute del paziente.
La misura del lattato nel liquor e nel sangue può essere richiesta nel caso in cui si sospetti la presenza di meningite, nel caso siano presenti sintomi come mal di testa, febbre, delirio o perdita dello stato di coscienza.
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Cosa significa il risultato del test?
Livelli elevati di lattato nel sangue indicano in linea generale la presenza di una patologia responsabile dell’accumulo di lattato. Maggiore è la quantità di lattato, peggiore è lo stato della malattia. La presenza di elevati livelli di lattato associati alla carenza di ossigeno, forniscono un’indicazione sulla funzionalità inadeguata degli organi.
Tuttavia la presenza di quantità eccessive di lattato non ha valore diagnostico. Per la formulazione di una diagnosi il clinico deve tenere in considerazione la storia clinica del paziente, le sue condizioni fisiche e il risultato degli altri esami volti a rilevare la causa dell'innalzamento del lattato.
Esistono varie patologie correlate con l’innalzamento dei livelli di lattato. In base al meccanismo responsabile dell’innalzamento della quantità di lattato, è possibile classificarle in due gruppi:
- Acidosi lattica di tipo A – è il tipo più comune di acidosi lattica ed è causata dall’insufficiente apporto di ossigeno dovuto ad un’inadeguata ossigenazione polmonare e/o alla riduzione del flusso sanguigno con la conseguente riduzione di perfusione degli organi e trasporto di ossigeno. Alcuni esempi di acidosi lattica di tipo A includono:
- Ipovolemia (shock dovuto a trauma o ad eccessiva perdita di sangue)
- Sepsi
- Infarto cardiaco
- Insufficienza cardiaca congestizia
- Grave malattia polmonare o insufficienza respiratoria
- Edema polmonare (accumulo di liquidi nel polmone)
- Anemia grave (livelli di eritrociti e di emoglobina molto bassi)
- Acidosi lattica di tipo B – non è dovuta al trasporto dell’ossigeno e riflette la presenza di una malattia metabolica o di un’aumentata richiesta di ossigeno. Esempi di acidosi lattica di tipo B sono:
- Patologia epatica
- Insufficienza renale
- Diabete scompensato
- Leucemia
- AIDS
- Una rara patologia riguardante l’accumulo di glicogeno (come la carenza di glucosio-6-fosfato)
- Assunzione di alcuni farmaci come salicilati e metformina
- Esposizione a sostanze tossiche come cianuro e metanolo
- Un grande numero di patologie metaboliche e mitocondriali come le forme di distrofia muscolare nelle quali viene influenzata anche la normale produzione di ATP
- Esercizio fisico intenso come quello dei maratoneti
Nel caso di pazienti in trattamento per acidosi lattica o ipossia, la diminuzione delle concentrazioni di lattato sono indicative della risposta al trattamento.
In presenza di segni e sintomi di meningite, un aumento significativo dei livelli di lattato nel liquor suggerisce la presenza di una meningite batterica mentre la presenza di livelli normali o lievemente alterati suggerisce la presenza di una meningite virale.
Il test misura la concentrazione di lattato nel sangue al momento del prelievo. Livelli normali di lattato indicano che il paziente non ha acidosi lattica, che i suoi livelli di ossigeno sono sufficienti e/o che i segni e sintomi presenti non sono dovuti ad acidosi lattica.
- Acidosi lattica di tipo A – è il tipo più comune di acidosi lattica ed è causata dall’insufficiente apporto di ossigeno dovuto ad un’inadeguata ossigenazione polmonare e/o alla riduzione del flusso sanguigno con la conseguente riduzione di perfusione degli organi e trasporto di ossigeno. Alcuni esempi di acidosi lattica di tipo A includono:
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C’è altro da sapere?
La carenza di vitamina B1 (tiamina) può determinare l’aumento dei livelli di lattato. Alcuni farmaci, inclusa la metformina e i farmaci per la terapia dell'HIV, possono causare l'innalzamento dei livelli di lattato.
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È possibile fare qualcosa per diminuire i livelli di lattato?
In genere no. Tuttavia, se l’innalzamento dei livelli di lattato è dovuto alla presenza di patologie sottostanti come il diabete scompensato o all’assunzione di sostanze che possono essere evitate, come l’etanolo, allora è possibile diminuirne i livelli. Nel caso in cui venga diagnosticata una patologia come un disordine metabolico, allora la terapia prescritta dovrebbe essere capace di mantenere i livelli di lattato sotto controllo. Nel caso in cui invece l’aumento dei livelli di lattato sia dovuto a patologie transitorie come alla presenza di shock o infezioni, allora la risoluzione della patologia determinerà anche il rientro dei valori di lattato entro i limiti di riferimento.
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Perché talvolta viene richiesta la misura di lattato nel sangue arterioso piuttosto che nel sangue venoso?
La misura del lattato nel sangue arterioso è generalmente più accurata e non è influenzata dall’utilizzo del laccio emostatico che in questo tipo di prelievo non viene utilizzato. Il clinico può richiedere la misura nel lattato nel sangue arterioso insieme all’emogasanalisi che viene eseguita sullo stesso campione. Nel caso in cui l’emogasanalisi non venga richiesta è invece preferibile effettuare la misura del lattato sul sangue venoso, vista la maggior semplicità nelle modalità di prelievo.
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La misura del lattato deve essere eseguita necessariamente dal laboratorio?
No. Esistono dei piccoli strumenti portatili chiamati “point of care test” (POCT) che però devono essere utilizzati comunque da personale sanitario e sono utili, ad esempio, nelle sale del pronto soccorso o di terapia intensiva nelle quali la rapidità nella fornitura del risultato è vitale per il trattamento di pazienti in emergenza. Tuttavia, poiché i dati forniti dai dispositivi POCT si discostano da quelli ottenuti in laboratorio, questi non possono essere confrontati.
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Cos’è il rapporto lattato/piruvato e a cosa serve?
Il rapporto lattato/piruvato utile nella diagnosi differenziale di vari tipi di acidosi lattica.
Il piruvato è una sostanza prodotta dalle cellule attive metabolicamente. I mitocondri presenti all’interno delle cellule metabolizzano il glucosio e, attraverso varie fasi, producono ATP, la sorgente di energia principale dell’organismo. Le fasi successive alla produzione di piruvato necessitano della presenza di ossigeno. La presenza di basse concentrazioni di ossigeno determina l’accumulo di piruvato e la sua conversione in acido lattico e quindi lo sviluppo di acidosi. Inoltre le stesse conseguenze possono esser dovute ad una disfunzione mitocondriale che determina l’interruzione delle fasi successive la produzione del piruvato. Ne consegue l’innalzamento del rapporto lattato/piruvato.
Esistono delle patologie congenite nelle quali il piruvato non viene convertito in lattato. Un esempio è la carenza della piruvato deidrogenasi. In questi casi l’accumulo di piruvato determina il suo innalzamento nel sangue e la diminuzione del rapporto lattato/piruvato.