Coprocoltura
Noto anche come: Esame colturale delle feci
Nome ufficiale: Coprocoltura
Ultima Revisione: 16.10.2016
Ultima Modifica: 23.01.2018
Articolo approvato dal Comitato editoriale di labtestsonline.org ed in corso di revisione da parte del Comitato editoriale italiano
In Sintesi
Perché?
Per identificare la presenza di batteri patogeni nel tratto gastrointestinale.
Quando?
In caso di diarrea, crampi addominali, nausea e/o vomito gravi o che persistono per più di qualche giorno.
Il campione
Un campione di feci fresco, consegnato al laboratorio entro due ore dalla raccolta o conservato in un contenitore sterile contenente uno specifico tampone preservante.
La preparazione
No, nessuna.
L'Esame
La coprocoltura è finalizzata all’identificazione di batteri patogeni eventualmente presenti nel campione di feci. Questo test è in grado di distinguere tra i batteri normalmente presenti nel tratto gastrointestinale (flora batterica normale) e quelli in grado di causare una malattia (patogeni). Pertanto, il test viene eseguito per identificare i batteri patogeni presenti nel tratto gastrointestinale di un paziente con sintomi di gastroenterite.
I batteri che vengono identificati nel campione di feci sono rappresentativi di tutti i batteri presenti nel tratto gastrointestinale. Alcuni batteri sono presenti normalmente nel tratto gastrointestinale di qualunque persona. Essi giocano un ruolo importante nel processo digestivo e nel prevenire la crescita di batteri patogeni nell’intestino.
Talvolta l’assunzione di terapia antibiotica ad ampio spettro può comportare uno sbilanciamento della flora batterica intestinale; i farmaci inibiscono la crescita dei batteri non patogeni e favoriscono la sopravvivenza e la crescita di batteri resistenti agli antibiotici, come Clostridium difficile, con la conseguente comparsa di diarrea e dolori addominali.
I batteri patogeni possono entrare nel tratto gastrointestinale e infettarlo tramite l’assunzione di cibi o acqua contaminata. Le possibili fonti di batteri patogeni includono uova crude o poco cotte, pollame o manzo, latte non pastorizzato, acque di fiumi o laghi e, talvolta, forniture d’acqua pubbliche.
I viaggi in paesi in via di sviluppo sono potenzialmente a rischio per l’esposizione a batteri in grado di sviluppare malattie gastrointestinali. Alcuni batteri sono effettivamente patogeni, mentre altri sono normalmente presenti nel tratto gastrointestinale della popolazione residente ma potrebbero causare fastidi gastrointestinali nei turisti. Questi batteri possono essere assunti mangiando o bevendo qualsiasi cosa contaminata, inclusa l’acqua di rubinetto, i cubetti di ghiaccio in una bevanda, un’insalata fresca e cibi venduti da venditori ambulanti.
I sintomi clinici più comuni in caso di infezioni batteriche gastrointestinali sono diarrea prolungata, sangue e/o muco nelle feci, dolori e crampi addominali e nausea. La diarrea prolungata per più di qualche giorno può portare a disidratazione e sbilanciamento degli
elettroliti, condizioni particolarmente preoccupanti in particolare per bambini e anziani. La disidratazione si manifesta con pelle secca, senso di fatica e vertigini.
Nei casi particolarmente gravi può essere necessaria l’ospedalizzazione per la somministrazione di terapia di supporto per la reidratazione. La sindrome emolitico-uremica è una grave complicanza caratterizzata dalla distruzione dei globuli rossi e da scompenso renale che può talvolta originare da un’infezione di un ceppo di Escherichia coli producente tossine.
Questa patologia si sviluppa più frequentemente nei bambini, negli anziani e nelle persone con il sistema immunitario compromesso.
L’esecuzione del test può non essere necessaria nel caso in cui i sintomi non siano gravi e non persistano a lungo. Tuttavia, in presenza di gravi sintomi clinici come diarrea mista a sangue e muco persistente, l’esecuzione del test può essere indicata. In modo particolare in pazienti che abbiano sviluppato tale malessere in seguito a viaggi in paesi in via di sviluppo o che abbiano mangiato o bevuto qualcosa che abbia determinato lo sviluppo dei sintomi anche in altre persone.
Per una diagnosi più accurata, insieme alla coprocoltura possono essere richiesti anche altri esami volti alla ricerca di eventuali virus o parassiti responsabili degli stessi sintomi, come l’esame coproparassitologico o i test di ricerca di specifici antigeni.
Come e Perchè
Il campione di feci deve essere raccolto in un contenitore sterile. Il campione non deve essere contaminato con urine o acqua e deve essere consegnato al laboratorio nel più beve tempo possibile, preferibilmente entro due ore dalla raccolta. Altrimenti il campione può essere conservato per un tempo maggiore in specifici contenitori nei quali sia presente un tampone preservante. Nel caso in cui l’esame debba essere eseguito sui neonati, viene prelevato un tampone rettale.
Domande Frequenti
La cosa migliore da fare è evitare l’ingestione di acqua o alimenti contaminati e attenersi alle buone regole di igiene, come la detersione frequente e accurata delle mani. I cibi a rischio di contaminazione, come le uova e la carne cruda, dovrebbero essere cucinati molto. I cibi cotti e quelli che vengono serviti crudi non dovrebbero entrare in contatto con superfici potenzialmente contaminate. Nel caso in cui vengano effettuati viaggi in paesi in via di sviluppo, è consigliabile bere solo acqua imbottigliata o bevande gassate e mangiare cibi cotti bene. Sono da evitare frutta e verdura fresche mangiando preferenzialmente frutti che possano essere sbucciati in maniera autonoma. Sono a rischio anche i prodotti caseari non pastorizzati e i cibi dei venditori ambulanti. È buona norma che tutti i familiari di un soggetto affetto utilizzino semplici norme igieniche come la detersione accurata delle mani; il soggetto affetto dovrebbe astenersi dalla preparazione di alimenti per gli altri componenti del nucleo familiare, in modo da limitare la diffusione del patogeno.
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In questo sito
Fonti
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